Si deve all’infaticabile John Zorn (un disco al mese per lui in questo 2010) e alla sua Tzadik l’incredibile scoperta di Maria Raducanu rumena, classe 1967, con all’attivo almeno altri cinque album. Voce veramente unica tra jazz e tradizione, cantante appassionata, trova in questo ´Ziori´ un altro musicista appassionato: Marc Ribot. Il disco contiene una serie di brani tradizionali rumeni riarrangiati per voce e chitarra ad eccezione dell’iniziale ´Trei Masline´ e della centrale (inizio del lato b?) ´Trei Lumini´ in cui la voce è lasciata sola. Il canto è potente, leggero e libero. Leggermente più sporco sulle note alte, prese spesso alleggerendo la spinta e con cambio di registro. La traccia due, ´Cantec De Cununa´, ne è un esempio straordinario. La voce viaggia con cambi di vocalità tra scarti ritmici e timbrici in assoluta armonica libertà. La Raducanu segue Ribot anche nel solo, contrappuntandolo con note intelligenti e facendo un lavoro che troppo spesso i cantanti jazz, di oggi come di ieri, si dimenticano di fare. Spesso i brani si inseguono con voci strumentali e vocali sporche e graffiate. La sensazione è che esistano mille chitarristi e mille cantanti più bravi di questa, spero non estemporanea, coppia, ma che nessuno abbia mai così voglia di mettere passione e (non)senso del limite nelle cose che fanno. Il superamento del limite e degli steccati musicali è proprio la chiave di questo disco. Il trasformare intime canzoni popolari (´In Gradina La Ion´) o travolgenti brani nati per far ballare (´Am Ibovnic La Mizil ´) in un mix tra tradizione rumena, jazz, blues, fado, rembetika e improvvisazione in libertà ma mai a caso. La chitarra a volte suona twang o surf con uso di tremoli molto accentuati enfatizzando le sospensioni dei tempi e il loro dilatarsi. Nella title track ´Ziori´ la sensazione dell’oscurità e dell’incombenza si fa forte con alcuni passaggi free in cui però non viene mai persa la misura anche se a un passo dal limite estremo. ´Pana Cand Nu Te Iubeam´ segue le stesse tracce con momenti più legati alla tradizione e altri, nella seconda parte, più ´selvaggi´. La successiva ´Pe Deal Pe La Cornatel´ si trasforma in dolce ballata pop/country che avresti voglia di abbracciare la tua bella e ballare con lei dolcemente. ´Colo Sus Pe Langa Luna´ parte con una splendida slide ed è riletta con sprazzi blues che pare di sentire il Ry Cooder nei giorni migliori, la successiva ´Anolo, Ianolo´ è ancora uno spunto per esplorare con maestria e senso dello stupore strade percorse, purtroppo, troppo raramente. ´Doina´ è il dolce e appassionato finale Cd. Insomma, sarà per la sorpresa, ma questo disco, in realtà frutto di registrazioni poco più che domestiche, mi ha colpito veramente. Per chi vuole scoprire come si può lavorare sulla forma canzone, pop folk o jazz non è importante, con intelligenza e spregiudicatezza si avvicini a questo disco. Non rimarrà deluso.