Maria Devigili Tempus fugit
2018 - Riff Records e Cardio Production
La citazione da Virgilio, con echi più oraziani che stoici, non tragga in inganno: qui non siamo di fronte a una vuota esibizione di cultura, ma alla ricerca inesausta dei tratti d'unione fra il mondo antico e quello moderno, a sottolineare come, in ogni caso, quando ci sono di mezzo la filosofia e l'approfondimento, non esistano barriere spaziali o temporali.
Così, in Memorandum, elegante ye-ye condotto dalla voce cristallina di Devigili, il messaggio è chiaro: ricordati di te, perché sei in questo mondo qui ed ora. Messaggio epicureo nel vero senso del termine, che valorizza il presente come unica nostra ricchezza, e lo fa con un piglio musicale energico, a sottolineare la forza della vita, che può vincere il tempo, che scorre irreparabile. Così, in Il presente, brevissimo quadro dall'introduzione acustica suggestiva ed efficace, i versi che restano maggiormente impressi sono proprio il tempo fugge sempre, il tempo è il presente, mentre l'ukulele e la voce intrecciano un ricamo sapiente ed equilibrato.
La guida di Giuvazza (Finardi, Levante, Bianco), presente anche in alcuni brani, come nella bella Inconsapevoli, e la ritmica dell'artista visuale e batterista Stefano Orzes (si ascolti a proposito Superstiti) arricchiscono il disco, facendo assumere ad esso una posizione originale rispetto a una produzione indie emula delle grandi signore, come Donà o Consoli, anche perché il concetto che lo sostiene è convincente e ben articolato. Un esempio di ciò si può ascoltare in Maya, piccolo profondo blues, in cui l'arrangiamento, fra una ritmica con le spazzole jazz e chitarre distorte, è insieme tradizionale e all'avanguardia, mentre la voce, dalla dizione perfetta e dalle vibrazioni profonde, domina il tutto, donando al breve testo sfumature preziose.
Un disco da ascoltare e riascoltare, testi alla mano, per gustarne appieno ogni attimo, come si dovrebbe fare del tempo che ci è concesso.