Marco Tiraboschi In a New World
2024 - Da Vinci Jazz
Marco Tiraboschi (chitarra, cora, oud, composizioni ed arrangiamenti) è un artista aperto a molteplici stimoli musicali, dal jazz al latin, dalla musica mediorientale a quella africana, realizzando in questo lavoro una efficace fusione di riferimenti con tessere diverse per creare un mosaico tutto proprio.
Sostenuto da Daniele Richiedei (violino, viola) e Giulio Corini (contrabbasso), nonché beneficiando degli interventi di Javier Girotto (sax soprano, flauti) e di Marc Ribot (chitarra elettrica) offre uno spettro sonoro ricco, differenziato; un arazzo a tinte variate e coerenti, un corale con diversi linguaggi.
Un chiaro esempio dell’arte offerta dal trio base lo si trova in El suadente. Il titolo esprime un chiaro omaggio alla musica latina, con soffice matrice da beguine cubana recitata in modo tutt’altro che banale dal basso; su questa la chitarra e il violino innestano passaggi melodici che introducono echi orientali, specie per le pronunce ottenute con l’archetto. L’elemento jazz è offerto principalmente da Marco che riprende lezioni classiche del suo strumento nel genere. L’aspetto innovativo emerge dalla perfetta unione delle tre voci che, attingendo a patrimoni storici, riescono a parlare in un idioma contemporaneo.
Anche quando ci si sposta su versanti francesi timbri, ritmi e interpretazioni mantengono una connotazione tutt’altro che aneddotica o bibliografica. Lo sviluppo rieccheggia memorie del popolo della Esmeralda di Hugo (Andalusia a Parigi) e la spirale delle evocazioni è continua. Il contributo di Girotto con il sax soprano ha un carattere di danza pastorale, vivace e diretto.
L’intervento di Ribot in An Empty Garden introduce un chiaro ingrediente a rafforzo timbrico, quasi da desert statunitense, che non stride per nulla con il panorama disteso della composizione ma ne allarga l’orizzonte a più sensibilità.
Altro momento di interesse è la revisione di Frame by Frame, brano dei King Crimson tratto dall'album futurista Discipline. Qui non c’è la voce di Belew e la batteria di Bruford e inoltre la versione è completamente acustica. Il tessuto pertanto è più essenziale e meno teso; l’introduzione dell'oud e del sax soprano esaltano gli aspetti più “world” del riarrangiamento, nel quale Marco si dimostra maestro evitando impoverimenti e banalità. Forse l’episodio nel quale i molteplici incroci emergono più in risalto.
In linea generale un’opera che interpreta al meglio quello spirito multiculturale che fa da ponte tra America, Africa, Europa e Oriente.
Una vera testimonianza di quella espansione che rappresenta il valore aggiunto principale del jazz contemporaneo.