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Marco Castelli Tutto questo girarci intorno
2024 - Autoprodotto / Distribuzione Rocketman
Sono passati vent'anni da questa recensione, quasi sedici anni da questo disco. dieci anni da questo. Anni in cui il brianzolo Marco Castelli ha vissuto la musica come e più di sempre: ha partecipato a spettacoli teatrali con Raul Cremona (Prestigi, Bravissimo, portati in tour in tutta Italia), a film e cortometraggi, ed è stato autore di progetti discografici altrui, con Paolo Tomelleri, Elio, Sugar Blue, The MamaBluegrass Band, o The Cadregas, coi quali si esibisce regolarmente. Ma comporre musica è un atto necessario, per lui; non gli basta suonare la batteria, il piano o la chitarra, perché deve anche esprimere a parole la propria visione del mondo, che un altro cantautore lombardo, Flavio Pirini, aveva chiamato "romancinismo", in equilibrio tra dolcezza e disincanto.
L'ispirazione agrodolce di Castelli emerge a più riprese, in questo settimo disco, Tutto questo girarci intorno, orgogliosamente autoprodotto, "rischiando tutto quel poco che c'era", come canta nella splendida Senza rumore, dedicata alla violenza sulle donne, conclusa con un coro di chiavi, che mette i brividi; ed è un bell'ascoltare, con canzoni sempre debitrici dei maestri riconosciuti, Gaber, Jannacci, Brassens, Conte, Waits, Capossela, ma rielaborate con la maturità di chi, in questi vent'anni e passa, ha calcato palchi di ogni tipo e dimensione, ed ha concluso che il vero successo non si misura in visualizzazioni o download, ma nella coerenza con quanto si desidera fare ed essere.
Lo canta chiaramente in Fard, dal ritmo meno chanson e più rock, grazie all'elettrica di Alberto Santambrogio: "Forse ormai non serve più, la vita toglie, la vita dà, ma poi sei sempre tu...e fuori c'è un mondo da scoprire, non da rincorrere ma da cambiare...". Il crescendo della canzone sottolinea la decisione di una donna di togliere il fard, ossia di mostrarsi senza infingimenti, e la voce di Castelli sembra alludere anche alla sua scelta di essere spontaneo, naturale, senza trucchi posticci. La sensazione è ascoltare i sentimenti di chi li canta, in modo immediato, o dolce (Un altro destino, quasi onirica e sospesa, in punta di tasti), con giusto un pizzico di ironia e autoironia ad ammorbidire i toni (L'attimo, contiana il giusto, con l'elettrica di Andrea Carola; oppure Braille, atmosfera latina, con il sax di Marco Gnemmi in bella evidenza).
Alla confezione del disco contribuiscono anche gli amici - musicisti che circondano Castelli da anni: il cantautore suona batteria e piano, tranne che in Per sempre soltanto (il piano in questo caso è di Gregorio Castelli), ma ci sono il violino di Daniele Borghi, le chitarre di Stefano Battistella e Alberto Santambrogio, il basso di Dario Gussoni, il "coro all'unisono di resistenza" delle chiavi simboliche in Senza rumore di Alice Botturi, Alessandra Gianni, Elisa Lualdi, Giorgia Lodi, Giulia Catella, Ileana Marra, Irene Beneggi, Magdalena Kurtek, Roberta Ansuini, Rossella Dario.
A proposito di Braille, Castelli canta: "Abbiamo sulla pelle milioni di chissà": chi scrive e canta versi così, merita di essere ascoltato e coccolato, perché ce lo sentiamo vicino, amico, come se lo conoscessimo da sempre, e ci sedessimo vicini al suo piano, una sera, per farci consolare dalle ferite della vita.