MaNiDa Foresia
2024 - AMP Music and Records
Martina Effy Bergonzoni (voce), Niccolò Zanella (sax tenore), Matteo Padoin (contrabbasso) e Daniele Patton (batteria) esordiscono con questo lavoro sotto un logo significativo, MaNiDa. Foresia è un termine della zoologia che indica una forma di parassitismo osservata in alcuni organismi, che si servono di altri per farsi trasportare. Così sono gli stati emotivi, che si fanno trascinare dagli esseri umani, a volte prendendone anche il controllo.
Il gioco simbolistico funziona bene per via di intrecci principalmente melodici non scontati, nei quali la ricerca del sound prevale sul resto, dando all’ascolto un’impressione di chiara originalità. A tratti vengono alla mente i mai dimenticati Pentangle (riferimento da non prendersi troppo alla lettera), specie per l’intelligente fusione tra spunti folk, pop e jazz, facendo dell’eleganza e della multiculturalità la cifra principale.
L’organico prevede contributi monodici (voce e sax) e ritmici, senza la presenza di strumentazione prettamente armonica. Questo apparente limite in realtà diventa una risorsa, per via della capacità del gruppo di interagire in modo compatto, compensando l’assenza di pilastri armonici con una vicinanza delle linee orizzontali che evoca uno schema polifonico.
L’approccio al disco infatti risulta gratificato se si dedica attenzione sia allo sviluppo lineare sia alla contemporaneità degli interventi; limitati infatti sono i momenti solisti, normalmente aventi la funzione di enfasi delle idee più che di manifestare slanci individuali, affidando all’unione delle voci il risultato principale.
Altro elemento da sottolineare è la sobrietà delle interpretazioni; scevra da qualunque manierismo è l’attitudine che permette di affiliare al meglio le due anime richiamate all’inzio dell’articolo.
Esemplificativo al riguardo è Lonely Place, con scampoli motivici che ricordano temi alla Flashdance pur rimanendo il brano distante da un approccio puramente pop. La sezione vocale centrale richiama un dolce scat e il sax successivo un post bop arricchito da un basso che non si limita al walking ma pulsa sulle cadenze principali; brano quindi tutt’altro che scontato, con una struttura a rondò che conferisce raffinatezza stilistica.
Anche il conclusivo Glacier risalta per la base folk bandistica, rallentata ritmicamente e alternata a un canto notturno con ancia quasi astratta, dando vita a un esito poetico decisamente moderno.
Avvio felice quindi per questo giovane ensemble, che esprime una fantasia beneaugurante verso futuri e auspicabili sviluppi.