Malutempu Mala Tempora Currunt
2024 - Skene`
Il disco si apre con l’unico brano cantato dell’opera, Vestigia Homnis: la parte cantata è tratta dalla canzone Simu arrivati e il sound è una miscela molto ritmata di suoni mediterranei con strumenti della tradizione classica. Il brano fa parte di “Voxteca”, un progetto di ricerca scientifica dell’Università per Stranieri di Perugia. Gli elementi della tradizione si rivedono in Fest’ e Malutìampu, che anticipa un brano che va a riprendere le origini elleniche della Calabria: Hera Lacinia unisce i suoni della musica greca a quelli di un folk più contemporaneo, ed è una dedica all’omonimo tempio greco presente a Crotone e alla ricchezza culturale calabrese.
Il folk e le sonorità tipiche della musica mediterranea si ritrovano in Sciarada, rivisitata con suoni più vicini alla nostra attualità. Il ritorno alle origini greche è forte in Askòs, dove viene omaggiato l’omonimo vaso ornamentale dell’Antica Grecia con un sound che abbraccia stili appartenenti a epoche differenti tra loro. Subito dopo arriva un brano molto leggero, in cui chitarra e violino si accompagnano a vicenda, A Luna. Suoni vicini a quelli cantati dal violino si rivedono in Rosa dì Fest’, in cui il brano assomiglia a una tipica ballad irlandese e dove spicca una giga a vivacizzare la melodia. Questa canzone ricorda l’influenza nelle terre calabresi dei Normanni, un popolo, com'è noto, proveniente dal Nord Europa e legato ai Celti.
Il disco si chiude con Kroton, un omaggio, come si evince nelle ultime note, alla città di Crotone, in cui le sonorità mediterranee si uniscono a quelle della tradizione crotonese. L’atmosfera della canzone è inizialmente carica di solennità e di forza, per poi arrivare ad assumere un tratto glorioso nel finale.
Mala Tempora Currunt di Malutempu è un tratto di storia della Calabria, perché il disco fa sposare le origini e la contemporaneità, esplorando tutte le aree mediterranee ed europee che nel corso dei secoli hanno influenzato la cultura calabrese e le hanno dato una forte componente di unicità. Il disco ripercorre le radici, sin da quando sono state piantate, della Calabria e invita ad ammirare gli alberi che sono sorti dall’incontro di esse col passare del tempo, dei popoli che si sono stanziati nella regione e della forza nata dalla loro unione e che si denota nella nostra contemporaneità.