Malcolm Holcombe Pitiful Blues
2014 - Gipsy Eyes Music / IRD
Nessuna esagerazione se ci riferiamo a Malcolm Holcombe, North Carolina, Classe '55.
Una carriera iniziata sulla soglia dei quarant'anni e nemmeno un briciolo di interesse mostrato nei suoi confronti fino a Gamblin' House (2008). Pitiful Blues, undicesimo album, mantiene altissimo il livello seguendo senza scorciatoie il percorso già battuto dai meravigliosi A Hundred Lies (1999), I Never Heard You Knockin' (2005) e Not Forgotten (2006).
La title track, prima traccia dell'album, non solo riassume in sé il difficile percorso artistico e umano di Holcombe, ma ne rappresenta il manifesto. Un blues acustico in fingerpicking, soffocato dalla rabbia, che diventa un urlo al mondo e a quanto esso contiene. Il Big Man che tutto gli ha preso e nulla gli ha dato in cambio, le sue donne, l'alcool e ovviamente il blues, unica ancora di salvezza: liquor kept me swimmin' in my head to big too think / an eye for an eye and a tooth for a tooth / i aint learned nuthin' but the poor me pitiful blues.
Le figure e le sensazioni richiamate dalla voce di Holcombe, timbricamente vicina a Waits, Cash e Nelson, appartengono a quell'immaginario ormai sedimentato da decenni e decenni di folk. Il ricordo delle Blue Ridge Mountains abbandonate dopo la dipartita dei genitori riaffiora in Roots, la solitudine che scava come un becchino impregna Savannah Blues, mentre il passato che si ripresenta a riscuotere un riscatto già abbondantemente pagato viene affrontato nella country-ballad Words of December.
L'unica accusa che si potrebbe muovere a quest'uomo è quella di essere rimasto artisticamente sempre uguale a se stesso. Ma come potrebbe essere diversamente per un songwriter che ha fatto della propria esperienza la più sincera delle musiche?
La sobrietà e la schiettezza, forgiate dalla vita a suon di calci, si ergono a cifra stilistica impreziosendo una voce invecchiata dal tempo a consumata da anni di alcolismo. Per direttissima conseguenza Pitful Blues non puo' che rivelsarsi un album autentico. Basti pensare al tonfo sordo del piede che scandisce il tempo senza una perfetta continuità. La magia di una registrazione artigianale ed interamente casalinga, in barba alle sale d'incisione più sofisticate.
Gli archi, il dobro, il mandolino e i cori, che dovrebbero impreziosire i brani, risultano spesso meri elementi di contorno facilmente trascurabili. La sua voce, una chitarra ed un microfono sarebbero armi più che sufficienti per stendere al primo ascolto.
Non occorrono dunque particolari sforzi per capire che il folk e il country di Malcolm Holcombe e del suo Pitiful Blues affondano le proprie radici nel blues più vero, quello che a cantarlo ci si graffia anima e gola.
https://www.youtube.com/watch?v=GwWKrfUKj7w