Malcolm Holcombe Not forgotten
2006 - Gipsy Eyes Music
Basterebbero gli ultimi titoli, il solitario “I never heard you knockin’” e questo nuovo “Not forgotten”, per spiegare la coerenza e l’ostinazione con cui questo songwriter continua per la sua strada, indipendetemente dalle (poche) attenzioni ricevute. Ogni volta qualcosa sembra muoversi a suo favore, ma non abbastanza ancora per uscire dalla cerchia dei “minori”: a qualcosa dovrebbe servire una canzone che Malcolm ha inciso per “Song of America”, un progetto educativo per le scuole indirizzato a presentare la musica americana dal 1620 in poi.
È comunque attraverso i suoi album che Holcombe dimostra di meritare l’accostamento con i classici del folk-rock più vero ed aspro. E questa nuova raccolta è l’ennesimo richiamo di un musicista che meriterrebbe di più.
Accompagnato da un combo di musicisti tra cui spicca Jared Tyler al dobro (oltre che steel, bottleneck e harmonies), Holcombe imbastisce un disco prevalentemente acustico, più marcato del precedente grazie agli innesti elettrici di alcune tracce: i pezzi che lasciano il segno sono infatti “Baby doll”, spinta dalla batteria e da un canto nasale nelle sue venature blues, e soprattutto “Yesterday’s clothes”, con l’organo e il dobro che suonano spietati.
A fronte di queste versioni viene da pensare che la band poteva essere sfruttata di più, anche se Holcombe riesce comunque a caricare di forza brani spogli come la title-track, un folk sperduto, attraversato dal vento secco del dobro che è lo strumento protagonista di tutto l’album.
L’album gode anche della masterizzazione di Ray Kennedy, che ha ormai al suo attivo una lista sterminata di dischi rock tra il country e il folk. Per lavorare su “Not forgotten” il compare di Steve Earle non deve aver fatto una particolare fatica visto che la voce di Holcombe suona già da sola definita, anche quando si distende su alcune ballate dallo spirito più romantico. Il suono degli strumenti e del canto è infatti intatto nei suoi anfratti più scarni: basti sentire pezzi come “Goin’ home” o “Room eleven” per cogliere la forza delle interpretazioni di questo songwriter.
Ritratto in copertina vestito come un disoccupato in fila per un pasto caldo, Malcolm Holcombe è sempre più un vero folksinger, uno di quelli di cui (non solo) l’America avrà sempre bisogno.