Luca Faggella nella sua canzone autorale non ha usato molti ´effetti scenici´ per sedurre l´ascoltatore: come sempre la musica d´autore italiana ha bisogno di attenzione, forse "troppa" per il periodo che stiamo vivendo dove tutto corre veloce, superficiale ed estetico. Per questo autori ´di un certo tipo´, resistono, e i dischi ´di un certo tipo´, quelli che apri e inserisci fisicamente in un lettore, di cui leggi e ascolti le parole, rimangono oggetti sempre più affascinanti.
Si scopre così, ascoltando, senza accedere a note biografiche, che Luca è ancora innamorato della sua terra toscana e la sua stessa terra, come ai tempi di Fetish e del fantasma di Piero Ciampi, è un po´ al centro delle sue canzoni, sopratutto le più profonde e le più austere, quelle provengono dall´anima e dalla lectio divina di artisti che hanno fatto la storia della musica d´autore come ci suggerisce la penetrante e oscura "Pitigliano": per chi sa, è un luogo meraviglioso, un borgo di case di pietra "sospese in aria come campane" (citando l’autore stesso ndr), l´intimismo falsamente leggiadro di "Ghisola" ("Le stesse promesse, le stesse menzogne, maremma la tua circostanza").
La canzone di Luca non sempre è intima, a volte, come in un classico med-orientale ("Minnush"), si risveglia dal leggero torpore italico, fuoriesce da quell’angolo nascosto con brani pop come "St Elmo´s Fire"; anche se la passione innata per il cantautore è sicuramente stata attraversata dalla new wave italiana come si ascolta nelle chitarre elettriche di ´Come´ e nelle note acustiche di ´La prova´.
Durante l’ascolto non sempre questo esordio ha goduto di spontaneità; questo Ghisola a volte sembra farcito di forzature: quest’opera è forse figlia di un nuovo cantautore che necessità di esprimere al meglio la sua strada autorale elaborando una melodia più diretta ed assimilabile, già emersa in alcuni brani di questo disco, evitando così la contrapposizione sonora imposta nell´ultima parte dell’album.