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• Word Music

Lloyd Miller & The Heliocentrics (OST)

2010 - STRUT

06/10/2010 di Paolo Ronchetti

#Lloyd Miller & The Heliocentrics #Word Music

Si inizia ascoltando l’album, si leggono le note di copertina, si buttano giù due righe, si ascolta e riascolta facendo altro e a volte, se non si conosce bene l’artista, si guarda in rete o su altri supporti se si trovano informazioni utili e…si scopre che il disco che stai recensendo non esiste! Si esiste, l’ho in mano e nelle orecchie in questo momento, ma è diverso da quello recensito dalle riviste e guardato sul sito della casa discografica! Ha una traccia in più, tracklist diversa, titoli cambiati, tempi di durata dei brani diversi e insomma un bell’enigma. Aggiungo che il disco, comprato a Luglio in Scozia, risulta essere uscito ai primi di Agosto! Mettiamo da parte bizzarrie varie e parliamo del disco. Lloyd Miller è un musicista, polistrumentista ed etnomusicologo statunitense che dagli anni ’50 studia le musiche orientali. In particolare in India e Persia, dove ha vissuto una decina di anni anche presentando trasmissioni durante il regno dello Scià. Gli Heliocentrics sono un ensemble a formazione variabile con leader il batterista Malcolm Catto già dietro la riscoperta dell’ethiope Mulatu Astatkè e titolare del bellissimo e zappiano ´Out There´ circa tre anni fa. Colpisce subito il suono, morbido e ritmico allo stesso tempo e la quantità di strumenti tradizionali a insaporire ulteriormente questo che è realmente un giro del mondo orientale mischiato con il jazz. Ma attenzione! Non si tratta di spezie usate casualmente per restituire sapori esotici vagamente ´fusion´. ´Nava´ prende spunto da una tradizionale scala modale persiana sovrapposta a una base ritmica in 5/4 da Catto e Fergusson (basso). Il risultato è a metà strada tra Coltrane e Pharoah Sanders con una presenza ritmica unica e lo stupore della maestria di Miller qui alle prese con il piano, l’oud e un clarinetto sporco ed evocativo. Evocativo è anche il suono di ´Mandala´, ma ora siamo in india, e Miller suona il sitar accompagnato dalla band in cui spicca il multistrumentista Paul Woollard. ´Bali Bronze´, ispirato al Gamelan Balinese, si sviluppa tra cambi ritmici e una delicata improvvisazione pianistica finale. ´Fantasia p. 1 e 2´ sono due facce dello stesso brano: la prima con la band in solitaria più attenta al groove del pezzo, la seconda con l’apporto di Miller. ´Modality´ è debitrice a Coltrane in alcune frasi musicali rilette in chiave Turca e poi ancora Bali e la dolcissima melodia Afgana di ´Pari Ru´ con una ritmica morbida che richiama le saltellanti ritmiche composte Balcaniche. Questo brano, assieme al successivo ´Lloyd’s Diatribe´, sono il cuore dell’album. Lo spoken di Miller s’incastra con sapienza tra le pulsazioni ritmiche degli Heliocentrics e i loro disegni solistici a confine con il free. Peccato solo la voce sia leggermente in secondo piano, ma è l’unico peccato veniale per un disco etno/jazz godibile fresco e intelligente. Consigliato! Ps: assicuro che Miller NON suona nessun sassofono in quest’album nonostante abbia letto da più parti il contrario!

Track List

  • Electricone
  • Nava
  • Mandala
  • Spiritual Jazz
  • Bali Bronze
  • Fantasa Pt 1
  • Modality
  • Salendro
  • Pari Ruu
  • Lloyd’s Diatribe
  • Fantasia Pt2
  • Chabargab
  • Sunda Sunset