Leo Pari Rèsina
2012 - Gas Vintage
Resina porta indietro in quella magica collocazione (solita per molti, ma doverosa e intramontabile per tutti) che sono gli anni settanta, in cui a Sanremo ci andava Battisti e non è un riferimento a caso, tanto che la voce di Leo, soprattutto in questa sua avventura, lo ricorda in modo stucchevole.
La malinconica Piume di drago la ascolti da dietro un vetro appannato; L’adolescenziale Dopo di te, saltellando in cucina mentre prepari la torta di albicocche. Con Sono ancora qui, il brano più riflessivo, pensi un po’ anche a Rino Gaetano e di Solitudine: autoritratto ne cogli la maturità testuale. La virata al rock arriva dalle prime note di Con te, in cui, anche se si avverte la scossa giusta per voltare pagina, non puoi fare a meno di alcuni ricordi. E non c’è modo di distrarsi, ormai siamo totalmente dentro nel concept dell’album, Passo dopo passo racconta anche la nostra storia ed è ricca di interessanti espressioni poetiche (“Amo la spiaggia perché è un luogo di confine, amo il mare perché non si vede la sua fine”). Solo Quando ritorno da te se sembra un po’ affrettata, messa in scaletta all’ultimo, perché pure Lo spaventapasseri, forse la traccia più scura dell’album, riesce a coinvolgerci tutti.
Registrato a Roma e masterizzato agli Abbey Road studios di Londra, l’album mette in scena altri importanti nomi della scena romana come Marco Fabi e Roberto Angelini, amici e compagni di avventure musicali di Leo. Resina è da premiare per contenuti ma anche per durata, due componenti che dimostrano quanto questo musicista abbia da dire. Nel suo percorso artistico è passato dal funk-electro al rock’n’roll e ora alla canzone d’amore, in poche splendide mosse , sempre di alto livello.
Forse, nel giusto periodo storico, questo lavoro si sarebbe aggiudicato una considerazione speciale, anche se, chiaramente, gliela auguriamo in egual modo nel presente. Nei primi anni ottanta, crescevamo ascoltando LP in casa e nell’ auto le audiocassette di nostro padre. Se non era Battisti era De Andrè o Dalla o Mina. Certi nastri giravano all’infinito. C’era la cultura di un certo tipo di sonorità italiane. Inversamente proporzionale al presente, in cui i figli danno l’mp3 a molti genitori moderni e musicalmente inebetiti, da inserire in autovetture sempre meno familiari.