Le Nozze Chimiche 5
2024 - NOS Records
#Le Nozze Chimiche#Italiana#Alternative ##synth-pop #electro-pop #electro-songwriting
Doveroso soffermarsi sulla figura di Massara, innesto di eccellenza ricordato per l'irripetibile magia dei primi Baustelle periodo 2000-2005. Ne saprà qualcosa chi ha seguito sin dalla genesi la parabola della band, riconoscendo nel suddetto un ruolo di importanza pressoché capitale all'interno del gruppo stesso (smarritosi poi alla lunga in sua assenza, in preda a graduale astenia creativa. Ma questa è un'altra storia...).
Ben venga dunque la liaison Le Nozze Chimiche, musica profonda, da “sfogliare” e “lèggere”, perché no. Che fa presto infatti a misurarsi con simbolismi e narrazioni sin dall’iconografica copertina, in cui campeggia l’escatologico dilemma che ne enuclea il titolo: (GIU) + M + (CHI) = 5 sottende a quell'intreccio fra archetipo di Ermes e numerazione Caldea ancorato alle leggi di moto perpetuo, velocità e cambiamento.
A ben vedere, non affatto il gusto di merletti al solo scopo di épater le bourgeois. Tutt’al più, ed è sufficiente “guardarci” appunto dentro, metafora che porta in sella a questo viaggio “di non ritorno”, per citare ad esempio il terzo brano in scaletta, a ricordo di quel mistico perimetro (decisamente non sprovvisto di bizzarre sfumature) traversato da Battiato e la “sua” Arca, biennio ‘82-’83, all'indirizzo di “orizzonti perduti” (prima ancora di salpare verso “mondi lontanissimi”).
A impennata metapop servita, va però fatta una premessa: già in apertura (Amanti e stazioni), si esperisce il tentativo di abbinare mestiere cantautoriale a manipolazione elettronica, a ridosso del recente Cosmo più ricercato, affiliato anche a Iosonouncane e ad un Tricarico tra l'eclettico e il forbito.
Lungo i binari pesca a piene mani dal serbatoio di metriche lineari, regolando un flusso di scrittura dedito a discipline soniche moderne, salvo poi planare su chitarrismi twang, cullati in smottamenti di sound design evocativi, cupi e ondivaghi (col criterio stesso di perfomer emozionali, da Yakamoto Kotzuga e Brainwaltzera fino a Bartosz Kruczynski, per citarne alcuni). Ricetta che si lancia oltre il rodaggio, persino assunta da costante nel meta-formulario, e poi presa dal folgore di gorgheggi un po' inaspriti da processi col fine taglio del simil-analogico (Il canto delle cicale).
Chiusura in seno a una nenia suggestiva (Di venerdì tutto succede ancora), che mai divampa in tentazioni oltre misura, e puntella ancora quel registro di lirismi disillusi. Nel generale computo, risultanza fisiologica di un metaviaggio circolare, nonché lungo accomiatarsi cinematico, con in dote digitali battiti e carillon onirici in cui perdersi e ritrovarsi.