Lamante In memoria di
2024 - Artist First
#Lamante#Emergenti#Songwriting ##indie-pop ##cantautorato ##folk ##rock
La sua voce in questo disco è strumento di ribellione, indipendenza, nomadismo, stati d’animo che diventano anche carta di identità musicale libera, nel mescolare spessore cantautorale, un’attitudine a tratti urlata e rock e un intimismo a cuore aperto indie-pop dai contorni delicati. La cantautrice di Schio, che ha scelto il suo pseudonimo per il significato iconoclasta che incarna l’amante, nell’impulso senza regole che lo governa, nel suo primo disco racchiude inoltre l’anima ancestrale e tribale del folklore, talora rivisitato tra elettronica o quasi afrobeat, l’anima matriarcale della sua famiglia, come ottica in cui in qualche modo riscriverne la storia, e il fascino raffinato e/o bandistico dei fiati, mentre fotografa ricordi scalzi e scabri e pensieri senza filtri e insieme riesce a liberarsene. Non mancano note di piano dal calore accorato e minimale, o chitarre che cantano sfumature emozionali tristi, amare, rabbiose o piene d’amore, crude, reali.
Ci sono un’irruenza giovane e una solitudine antica in queste canzoni, la ruvidità delle cicatrici e la vulnerabilità dei sentimenti, un pathos che grida la sua urgenza nelle interpretazioni e la bellezza di una forma cangiante, ma già con una sua identità e maturità, grazie anche alla produzione curata insieme a Taketo Gohara. L’eclettismo di Lamante trova forme affascinanti, coinvolgenti e avvolgenti, taglienti e assolute, che danno voce alle sue inquietudini e contraddizioni (v. Guerra & Pace) e a malinconie che sanguinano “come se ci fosse un filo che lega / un fiore ad una forbice” (Ciao cari, ispirata all’omonimo libro di poesie di Stefano Guglielmin).
Questo disco non può lasciare indifferenti, nel suo impeto emozionale nudo, eppure vestito appunto di bellezza fulminante.