In memoria di<small></small>
Emergenti • Songwriting

Lamante In memoria di

2024 - Artist First

29/08/2024 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Lamante#Emergenti#Songwriting ##indie-pop ##cantautorato ##folk ##rock

È possibile che delle canzoni suonino al contempo viscerali ed eleganti? Lamante, al secolo Giorgia Pietribiasi, nel suo primo disco In memoria di, che è stato selezionato nella cinquina della categoria Opera prima alle ultime Targhe Tenco, riesce in questo miracolo di grazia selvaggia. “Ciò che è giusto lo decido io / sono un’anarchica mancata / lo avresti mai detto / dopo le mani che mi hanno sporcata”, canta la giovane artista, classe ’99, in Non chiamarmi bella, mentre in Rossetto alcuni versi recitano così: “E gli incubi sono gli scheletri / Di tutti i maestri / da cui sono scappata […] Ma tu non sai cosa vuol dire / Avere le gambe come casa / E nessun posto / a cui tornare / Anzi tutti i posti / Andavano bene”.

La sua voce in questo disco è strumento di ribellione, indipendenza, nomadismo, stati d’animo che diventano anche carta di identità musicale libera, nel mescolare spessore cantautorale, un’attitudine a tratti urlata e rock e un intimismo a cuore aperto indie-pop dai contorni delicati. La cantautrice di Schio, che ha scelto il suo pseudonimo per il significato iconoclasta che incarna l’amante, nell’impulso senza regole che lo governa, nel suo primo disco racchiude inoltre l’anima ancestrale e tribale del folklore, talora rivisitato tra elettronica o quasi afrobeat, l’anima matriarcale della sua famiglia, come ottica in cui in qualche modo riscriverne la storia, e il fascino raffinato e/o bandistico dei fiati, mentre fotografa ricordi scalzi e scabri e pensieri senza filtri e insieme riesce a liberarsene. Non mancano note di piano dal calore accorato e minimale, o chitarre che cantano sfumature emozionali tristi, amare, rabbiose o piene d’amore, crude, reali.

Ci sono un’irruenza giovane e una solitudine antica in queste canzoni, la ruvidità delle cicatrici e la vulnerabilità dei sentimenti, un pathos che grida la sua urgenza nelle interpretazioni e la bellezza di una forma cangiante, ma già con una sua identità e maturità, grazie anche alla produzione curata insieme a Taketo Gohara. L’eclettismo di Lamante trova forme affascinanti, coinvolgenti e avvolgenti, taglienti e assolute, che danno voce alle sue inquietudini e contraddizioni (v. Guerra & Pace) e a malinconie che sanguinano “come se ci fosse un filo che lega / un fiore ad una forbice” (Ciao cari, ispirata all’omonimo libro di poesie di Stefano Guglielmin).

Questo disco non può lasciare indifferenti, nel suo impeto emozionale nudo, eppure vestito appunto di bellezza fulminante.


 

Track List

  • Come volevi essere
  • Non chiamarmi bella
  • Rossetto
  • Prima di te
  • Ed è proprio così
  • Guerra e Pace
  • Ebano
  • Annamaria
  • L`ultimo piano
  • La nostra prova di danza
  • Ciao cari