La Cantiga de la Serena La Novia
2023 - Zero Nove Nove
Le prime tre canzoni sono figlie della tradizione sefardita: A la una yo nacì racconta di come possa mutare l’amore durante lo scorrere del tempo, che cambia il suo sguardo sulle figure che lo raffigurano (la madre, la sorella e l’amata) e porta il narratore a difendere i sentimenti provati nei confronti delle figure stesse. L’amore diviene attesa in La Novia, in cui lo sposo attende e brama la donna amata, decantandone la bellezza. La melodia e il testo fanno incontrare la musica spagnola con la tradizione salentina, prendendo alcuni versi tipici del canto salentino, cantati dal quartetto delle Faraualla e dal trio L’Escargot. In Adio querida l’amore finisce e il narratore, ancora innamorato, dà un combattuto addio alla donna amata. Il brano è una struggente romanza, in cui la tradizione sefardita incontra una ripresa de La Traviata di Giuseppe Verdi ed è un omaggio a Maria Callas, nel centenario della sua morte.
Con La Tarantella si giunge nella Puglia del 1693, omaggiando il compositore Cristofaro Caresano e l’incontro tra la musica scritta, dato che il testo originale è in italiano, e quella tradizionale del Salento (incontro coadiuvato dalle voci delle Faraualla e dal violino di Francesco D’Orazio). Dal Sud Italia si viaggia in Medio Oriente, arrivando prima in Siria con Almaya (in cui ha collaborato il leader dei Radiodervish, Nabil Bey Salameh) e poi in Libano con Ya Mariam el bikr: nella prima si racconta di un incontro al pozzo, in cui il sentimento è raffigurato con l’acqua e con la necessità di abbeverarsi alla fonte della ragazza incontrata, ovvero gli occhi di lei. Melodie e cantato sono mediorientali. Anche nella seconda, soprattutto nella musica, c’è un richiamo alla regione mediorientale, ma unendosi anche alla contemporaneità. Il pezzo è un inno religioso, un’Ave Maria maronita.
Il ritorno in Italia è un doppio omaggio al cantore salentino Uccio Aloisi: Tarantella di San Michele è una preghiera al santo per non vivere senza amore. Vorrei volare prende il desiderio di amare la donna amata e raffigura il sentimento con gli elementi naturali: i baci dati sono più delle stelle e i fiori rappresentano il desiderio di averla sempre vicino a sé, per poter dare vita al proprio amore. E il desiderio si fa sofferente in Arvolicos d’almendra, in cui il narratore piange la lontananza dell’amata, sentendosi morire per non averla più nella propria vita. Il carattere del brano è gioioso e la melodia è dolce; inoltre c’è un incontro linguistico tra il ladino e il griko (dialetto ancora in uso nella Grecìa Salentina).
Il Mediterraneo è lo scenario che unisce gli ultimi due brani dell’opera. Longa farahfaza è un omaggio a uno dei più grandi interpreti della musica egiziana del ventesimo secolo, Riyad El Sonbati. I suoni uniscono le tradizioni egiziane e quelle salentine, anticipando l’incontro tra un madrigale seicentesco e le melodie della musica mediterranea: Si dolce è ‘l tormento è una composizione di Claudio Monteverdi, un’aria barocca reinterpretata con un tocco più sperimentale e moderno.
La Novia non è solo l’immagine archetipica e mistica di una donna, ma nel lavoro de La Cantiga de la Serena diviene un incontro tra tradizioni lontane, sia a livello geografico sia nel tempo, unite dal filo rosso dell’amore. Un amore che fa viaggiare, che unisce i popoli e, in ogni sensazione che lascia, fa provare a chi lo vive il desiderio e la sete dell’incontro.