La Bestia Carenne Coriandoli
2017 - Bulbart
Campionamenti inquieti, rumba, twist, funky, rock, ballate, synth estremi e ritmi tribali eccezionalmente supportati e mischiati alla capacità interpretativa di Giuseppe di Taranto che riesce a dare senso a questa apparente confusione astratta, traghettandoci con la sua voce e sembra vederlo muoversi, mentre riesce a darci tutto se stesso nei suoi pezzi. Coriandoli è uno di quei lavori che disorienta anche per la sua esuberanza, per l'equilibrio personale di un gruppo che ha registrato tra Procida, Cuma e il centro storico di Napoli traendo da luoghi così diversi il lato più selvaggio, estremo e vero, a contrastare la costante inquietudine che deriva dalla detenzione e dalla sottomissione. Un album che rapisce la ragione, l'annienta, entrando nelle viscere, penetrando sempre con maggior incisività e mancanza di equilibrio tra armonie che si sovrappongono, con una sensualità ostentata che sottolinea la libertà più animale, tra distorsioni elettroniche che trovano spazio anche tra mantra che ricordano che la libertà ha un prezzo; La bestia CARENNE riesce a costruirsi la propria identità, non si svende alla regole né del mercato né della critica, in ogni traccia stupisce, in ogni parola si trasforma e incuriosisce; la curiosità è proprio ciò che permette di volerli capire perchè in ogni suono, in ogni parola, in ogni istante c'è un senso, e solo liberandosi da ogni catena li si può capire.
La loro esuberanza vorremmo fosse la nostra e lo diventa, quando dopo vari ascolti è lo stesso ascoltatore a muovesi libero dietro agli echi delle loro parole, quando la ballata Cecchino permette un momento di immediata comprensione per poi concludere con Mosche che resta per metà un enigma, per lasciare ancora la curiosità di riascoltare Coriandoli, sebbene la comprensione totale sembri impossibile per i numerosi elementi presenti e, forse, per le troppe catene, si capisce che la musica rende liberi di non sprofondare e questo sembra il messaggio de La bestia CARENNE.