Deep song<small></small>
• Jazz

Kurt Rosenwinkel Deep song

2005 - Verve Records

17/05/2006 di Christian Verzeletti

#Kurt Rosenwinkel#Jazz

Kurt Rosenwinkel è uno dei più interessanti chitarristi jazz in circolazione. Originario di Philadelphia e da tempo residente in Svizzera, ha dato più volte prova del suo talento come strumentista e come compositore: in studio è arrivato al sesto disco da solista, mentre dal vivo ha suonato ovunque, passando anche nel nostro paese.
Dal tour europeo tenuto l’estate scorsa insieme a Brad Mehldau e Joshua Redman si è concretizzata l’idea di questo progetto a lungo coltivato. Un disco con due dei nomi principali delle ultime generazioni jazz è un passo importante per questo musicista che, nonostante le qualità riconosciute, è noto solo agli appassionati jazz.
“Deep song” è a tutti gli effetti un passo in avanti rispetto a quanto finora da Rosenwinkel: costituisce una sorta di conferma definitiva all’interno dell’elitè del jazz e soprattutto rappresenta un compimento di un suono maturato nel corso dei precedenti dischi.
Oltre alla chitarra dell’autore, al piano di Mehldau e al sax tenore di Redman, il gruppo è composto da Larry Grenadier al basso e da Jeff Ballard e Ali Jackson che si alternano alla batteria. Si tratta di musicisti di livello assoluto che da tempo collaborano con Rosenwinkel: Redman si era già prodigato nello scrivere le note di copertina dell’esordio su Verve del chitarrista, mentre Ballard aveva suonato sui suoi dischi precedenti e fa ora parte insieme a Grenadier della band di Mehldau.
In scaletta ci sono alcuni brani già editi: “Synthetics” (da “The Enemies of Energy”), “Use of Light” e “The next step” (da “The Next Step”) godono di nuove interpretazioni che ne aumentano la statura. Ma a spiccare è soprattutto un’attitudine compositiva per la canzone che rende ancora più efficace e riconoscibile quello che è il marchio di fabbrica di Rosenwinkel: i passaggi a cascata, che chitarra e sax sviluppano in modo parallelo fino a sfociare in direzioni diverse, si schiudono in modo più espressivo, grazie alla “voce” di Joshua Redman, e caratterizzano i pezzi in modo più organico rispetto al passato.
Non a caso i momenti forti del disco sono quelli più lirici, più vicini per così dire alla forma canzone: lo swing scuro di “If I should lose you”, il declamare di “Cake”, basata su un pezzo di Gershwin, e il mood nostalgico della title-track, che fa parte del repertorio di Billie Holiday.
Da notare come anche un musicista del calibro di Mehldau non svolga un ruolo di primo piano, ma si metta al servizio di un suono non suo risultando determinante in certi passaggi romantici. Fondamentale anche l’apporto dei due batteristi che offrono scatti e beat su cui si inserisce la chitarra liquida di Rosenwinkel.
Magnifica anche la chiusura di “The next step” che consacra Kurt Rosenwinkel come uno dei musicisti jazz assolutamente da seguire.

Track List

  • The cloister|
  • Brooklyn sometimes|
  • The cross|
  • If I should lose you|
  • Synthetics|
  • Use of light|
  • Cake|
  • Deep song|
  • Gesture|
  • The next step