La musica non dovrebbe essere spiegata, significherebbe sminuirla, anzi come ogni forma d’arte va vissuta, bisogna immergercisi, farsi impregnare dalle note, fondendo la dimensione corporea con l’aria, trasformandosi in essenza naturale: sembra questo l’obiettivo di
Krishna Biswas che con la sua chitarra acustica crea. Il musicista fiorentino di origine indiana esprime già nel titolo scelto,
Radha, riprendendo il fascino della divinità che, risulta, a noi, enigmatica e di non immediata comprensione, infatti, insieme a Krishna, rappresentano la coppia che governa amore, estetica e romanticismo, ma
Radha è l’arte, l’estetica, luminosa, seducente, la perfezione che, talvolta, cede alla gelosia; potrebbe apparire complicato comprendere l’unione tra le due figure, il loro intersecarsi tra i vari Sè, ma l’attrazione si riversa completamente nel disco di
Krishna Biwas. In base al titolo scelto e la leggenda che lo accompagna, rapido è il collegamento con due tracce:
Padre e
Madre, in un contrasto complementare tra dissonanze, ma al contempo rassicuranti, uno malinconico e l’altro melodica, ricreando le radici generatrici e di sostegno di ogni essere umano.
Senza dubbio
Radha è un lavoro che richiede attenzione, ma che paradossalmente, colpisce nell’istante in cui ci abbandona, ci si lascia accompagnare, senza volerlo comprendere, senza cercare spunti nei titoli delle tracce, ma lasciandogli il tempo di avvicinarsi all'ascoltatore.
Krishna Biswas, senza volerlo, sicuramente, seleziona gran parte del target per il proprio progetto, indirizzandosi verso la meditazione e spiritualità, ma, spesso, la lunghezza dei brani diventa un deterrente per un ascolto completo. L’unica indicazione certa è che non c’è una via interpretativa per
Radha, ma bisogna lasciarsi accompagnare tra
Radura,
Foresta,
Maggese e i mesi freddi nei quali la natura sembra addormentata tra le note rassicuranti di
Biswas.