Kimeia Words For Freedom
2023 - Emme Record Label
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L'interpretazione vocale di Alessia Marcassoli non sfida la profondità e l'asprezza blues e “black” dei brani selezionati, per privilegiare una rilettura più sofisticata e contemporanea. Gli arrangiamenti si mantengono nella linea di un certa classicità, senza osare troppo, mentre da subito si fa largo la piacevole corposità elettronica data dagli effetti, dal basso (Chiara Arnoldi) e dalle tastiere (Alex Crocetta), accompagnata da qualche divagazione e spigolatura ritmica (Lorenzo Beltrami). A far da contraltare alla voce spicca una coppia di fiati ben assortita, con Marco Scotti al sax alto e Marco Gotti al sax tenore, che dà un contributo importante ad allargare i riferimenti musicali del disco, non necessariamente di stretta fede jazzistica.
Il risultato è un lavoro che spicca immediatamente per energia e personalità e riesce nell'intento di dare una rilettura coerente ai diversi materiali proposti, provenienti da fonti abbastanza disparate. L'altra faccia della medaglia può essere un'eccessiva uniformità di fondo, con il rischio di perdere, in nome della piacevolezza e dell'ascoltabilità, un po' della forza e del carico di memoria degli originali.
Già il titolo esplicita le motivazioni della selezione che propone Kimeia (dal greco khymeia, che significa “fondere”, “colare insieme”, “saldare”): nel disco sono raccolte otto tracce con chiari riferimenti alla vicenda degli afroamericani negli Stati Uniti e alla loro battaglia per i diritti civili, fra storia, memoria e denuncia. Sono “parole per la libertà” in cui spiccano alcuni brani notissimi come l'ellingtoniana Come Sunday, tratta dalla suite Black, Brown and Beige, Strange Fruit, portata al successo da Billie Holiday, e una paio di pezzi interpretati da Nina Simone (Four Women e Work Song).
Proprio Four Women si segnala tra gli episodi più riusciti, per l'efficacia dell'interpretazione vocale e la coinvolgente energia degli assoli, con l'ottimo apporto dei due sassofoni, ma lasciano il segno anche Strange Fruit, in formazione ridotta, e la dolcissima Lost In The Stars (Weill-Anderson), in duo voce-pianoforte, cantata con una minuziosa ed emozionante attenzione a tutte le sfumature della melodia. Più ardita e forse discutibile la formula scelta per Come Sunday, presentata in versione rilassata e funkeggiante, quasi “desacralizzata” e senza il sofferto lirismo della versione vocale del 1958, che ospitava la voce di Mahalia Jackson. A suggellarla, spunta un intrigante assolo di basso elettrico.