
Kentucky Headhunters With Johnnie Johnson Meet Me In Bluesland
2015 - Alligator IRD
#Kentucky Headhunters With Johnnie Johnson#Rock Internazionale#Rock #Blues
Prendete una delle band più longeve della scena blues americana, The Kentucky Headhunters, classe 1968; unite un grande pianista blues e rock'n'roll, Johnnie Johnson, famoso per aver preso parte a molte delle prime registrazioni di Chuck Berry; registrate un disco nello studio della band a Glasgow, Kentucky, nel 2003, appena due anni prima che Johnnie scompaia - lui e la band erano amici da più di dieci anni, dopo essersi incontrati ai Grammy Awards nel 1992 e aver registrato un disco l'anno dopo.
Mixate con cura, ed avrete Meet Me In Bluesland, undici tracce esplosive, ad opera dei fratelli Richard Young (chitarra ritmica e voce) e Fred Young (batteria e cori), accompagnati dai cugini Greg Martin (chitarra solista e cori) e Anthony Kenney (basso e cori), oltre a Doug Phelps (chitarra ritmica e voce), con il valore aggiunto del tocco magico sui tasti di Johnnie Johnson.
Niente di nuovo sotto il sole del blues, naturalmente; ma la classe dei musicisti trapela da ogni pezzo, dal country di Shufflin' Back To Memphis al ritorno di Little Queenie, omaggio a Berry, passando per il blues lento della title track, fino alla strumentale Fast train.
Anche in questo caso, bisogna chercher la femme; è infatti Frances, la vedova di Johnson, che, lo scorso autunno, contattò la band per spingerli a pubblicare il documento sonoro di quell'incontro alchemico prima che lei fosse troppo anziana per riuscire a gustarlo appieno. Il risultato è qualcosa di più di un disco concepito con passione e splendidamente suonato; è il testamento musicale di un grande e forse misconosciuto pianista, che in questo disco ha lasciato anche la sua ultima registrazione vocale, She's Got to Have It, una delle tracce più emozionanti.
La classe e la maestria di Johnson emergono cristalline, senza schiacciare la bravura degli Headhunters, segno di un'intesa perfetta, per un disco che resta.