Kelan Philip Cohran & The Hypnotic Brass Ensemble Kelan Philip Cohran & The Hypnotic Brass Ensemble
2012 - Honest Jons Records
#Kelan Philip Cohran & The Hypnotic Brass Ensemble#World#World #Jazz
E allora Cuernavaca ha i ricordi delle fragranze dei fiori di quella città, tra le montagne a sud di Mexico City, visitata in tour nel 1950 e rimasta ancora nel cuore, e ora nelle nostre orecchie, nel tema delle trombe. Stateville, l’episodio più torridamente funk del lotto, è invece la prigione dove era rinchiuso Al Capone e dove nel ’74 Cohran tenne un seminario e dove, più recentemente, portò la band per fare vedere ai suoi figli quel muro così imponente da poter fungere da monito. Frankincense And Myrrh (incenso e mirra) sono tra i regali più preziosi che la Regina di Saba portava, dal lontano Yemen, sino al grande Re Salomone per omaggiarlo. Qui il groove funk è esaltato dal drumming raffinato ed intenso che sostiene il bel tema e l’intersecarsi dei soli. Apsara, brano scritto nel 1967 durante la visita di Jackie Kennedy al magnifico tempio di Angkor Wat in Cambogia, racconta di come la speranza per un mondo nuovo possa passare attraverso la bellezza della danza bevendo assieme agli dei il sacro nettare Amrita, l’acqua della vita eterna.
Con Ancestral il suono si fa più aperto e mistico con un suono meditativo ispirato alla terra di Etiopia mentre strane percussioni e strumenti a corda sono sempre più in primo piano nella lunga Spin.
Zincali è l’omaggio di Cohran al veneziano Gioseffo Zarlino (maestro di musica alla Basilica di San Marco a Venezia nel XVI secolo), e questi quindici minuti finali sono una marcia solenne che va verso l’elevazione mistica più alta. La tromba abbandona gli unisoni e si lancia, pura, sopra piccole percussioni e al ritmo calmo ma ossessivo del basso tuba sino al lento sgretolarsi per poi riprendersi nel finale.
Musicalmente, nel giro di pochi brani, sono esplorate le grandi possibilità espressive di una formazione che allarga, di brano in brano, lo spettro sonoro. La marching band dei primi brani prima accoglie echi funk e poi li abbandona a favore di una complessità timbrica ancora più interessante, rarefatta ed elevata.
Come elevato è il racconto: Il paradiso terrestre; il monito all’invalicabile; l’adorazione con incenso e mirra; la bevanda degli dei e la danza sacra delle Aspara; la meditazione sull’Etiopia come terra in cui si compie il mito del Ritorno; il senso del cosmo e delle cose sempre in movimento e infine l’omaggio al musicista e teorico che musicò ”Nigra Sum Sed Formosa” nel 1550. Un omaggio alla bellezza Nera della Madonna che si mischia con il Salmo in onore della Regina di Saba (altra bellezza Nera e secondo la leggenda, assieme a Re Salomone, capostipite della famiglia imperiale etiope). Basterebbero queste righe per consigliare l’acquisto del disco che, oltre ad essere uno degli album più poetici e belli dell’anno appena finito, ha al suo interno un senso del racconto veramente unico.