Karne Murta Swingin` Taboo
2014 - Masnada Records
#Karne Murta#Rock Internazionale#Alternative #Rock #Jazz #Swing
Sette gli elementi all’opera nell’LP, numero importante nell’era dei duo e dei trio, con il timbro di fiati e percussioni che ribadisce la cifra demodè della strumentazione, in fortissimo odore di Festa Dell’Unità o Primo Maggio. Swingin’ Taboo è un ottimo biglietto da visita per il live dei Karne Murta, una nostalgica eco della recente infatuazione italica per kombat folk e ska: è tuttavia un lavoro profondamente inattuale, in un mercato discografico che – a volte più che ragionevolmente – richiede e premia in maniera quasi esclusiva il crossover tra elettronica e musica suonata, tra suoni urbani e acustici, tra tecnologia e tradizione. L’album della formazione emiliana, praticamente privo di questi elementi, è comunque lodevolmente suonato e arrangiato, con deliziosi episodi jive e ska che invogliano alla sbornia di birra sottopalco.
Nella title track, il timore della profanazione di At Last di Etta James lascia spazio al sollievo di un ballabile ironico e groovy, scandito a dovere da un riff di fiati di Carosoniana memoria. L’interessante cartolina rock’n’roll intitolata Three Times è appaiata alla teatrale Spy Be Bop, in cui il cantato in italiano da una parte tradisce una vocalità non particolarmente matura, dall’altra diverte con un racconto degno di Fred dal whisky facile.
La giungla carovanesca in stile Ellingtoniano morde con le sue percussioni e i suoi fiati vagamente esotici in Dirty Swing, seguita a stretto giro dall’energia ska core di Pinocchio vieni, come un pezzo degli Shandon suonato bene. Stelle rosse e urla bolsceviche sulla cassa dritta di Budmo, l’ombra dei Mano Negra su Carta Boca, a completare la compilation di riferimenti stagionati.
Un album per chi crede che prima o poi si tornerà a suonarla davvero, la musica. Oppure, più semplicemente, un disco per chi ama sbronzarsi ai festival bevendo rosso da una bottiglia di plastica.