Junkfood The Cold Summer of The Dead
2014 - Trovarobato Parade/Blinde Proteus/Audioglobe/Digitalea
Le otto tracce sono state tutte registrate in presa diretta e mixate alle Officine meccaniche dall'onnipresente Tommaso Colliva, specchio riflettente di tante distinte produzioni. Buoni i primi brani che, callosi e sul filo del rasoio, riescono a chiudere ogni provinciale rendendo metallici i guard rail ed elastiche le chiavi d'entrata con, e qui si nota la mano di Colliva, bestiali rumorismi sinfonici e cinematografico appeasement.
Specialmente momenti come Days are numbered o The maze sono in grado di sublimare il lavoro di scrittura, di palesare gli aghi puntuti della ritmica e, glissando da certi solipsismi soft free, di riscattare l'autonomia del fiatismo dentro una cornice pitagorica. La chitarra, sempre corrosiva, mai flemmatica sarebbe l'arto danzante della premiata ditta, in grado di reggere cementose scorie hard noise come sottili magheggi umorali folk tulliani o prog primi Goblin (As one, In circles).
L'aereo perde quota verso il finale però: pezzi come Below the belt e In circles si perdono la glacialità di quel silenzio padroneggiato in On canvas e The quiet sparkle; un silenzio militaresco, magari un po'sopra le righe e post-rock, ma degno di un indubbio gusto contemporaneo (l'andatura a requiem di quiet sparkle è da palati fini). Un brusio precario dona sapienza dove serve, però negli onorevoli intenti di drappeggiare il lotto di una ciclicità filosofica, la stoffa del tessuto si gonfia di troppi muscoli, troppa ciccia.