Jungle Volcano
2023 - Caiola Records / AWAL
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Sempre fedeli alla linea di un rodato revival funky-soul, il duo britannico riapre i battenti affidando l’inizio danze con la migliore opening track del loro carnet discografico: una miscela esplosiva in cui si dilettano a gettare in mischia SAULT, Alabama Shakes e Chaka Khan (nella sua recente versione incendiaria), prima di tendere la mano ad antichi fasti, da Philly Sound a Studio 54.
Diversi gli ospiti in scaletta. Spicca in particolare Erick The Architect, alle prese con un pugno di rime nel tiratissimo ed energico singolo Candle Flame; o, ancora, Roots Manuva, più calibrato rispetto all’appena menzionato collega nell’aggiungere versi, questa volta invero elargiti col bilancino e intagliati su stratificazioni dal tenore sensuale e caliginoso (You Ain’t No Celebrity).
Fra i più bei guizzi, porta la firma di altri due nomi illustri del mondo hip-hop il parterre di Volcano: l’alacre Channel Tres in I’ve Been In Love, sottile e posato mentre magnifica il festante carrozzone disco days con falsetti e altre intuizioni assortite; e, last but not least, Bas, il cui arrangiamento è chiamato in causa per tirare i remi in barca, nelle pieghe finali di un disco che, con Pretty Little Thing, regala il vero e unico momento slow & cool (a un palmo dal midtempo di Good at Breaking Hearts, terzultimo brano del lotto, anch’esso saldamente accomodato nei pertugi più romantici dell’album).
Stupendo poi l’episodio in cui la scanzonata strofa di Back On 74 solleva i vapori funk effusi con pari spensieratezza dal George Benson prestato ai Gorillaz; se non anche, prospettando una divagazione a cui dar credito, da un Nile Rodgers a cui avrebbe fatto gola l’idea di adoperarsi in un Random Access Memories dismesso da pailettes.
Poco aggiungono e nulla tolgono, i Jungle, con questo quarto capitolo della loro discografia. Quel poco che basta, però, a confermarne un’ispiratissima penna, chiaramente ancorata agli inchiostri del passato, mai a rischio inciampo in stucchevoli compromessi (come certificato, fra le altre cose, dal passaggio di testimone di un paio di anni or sono da XL Recordings a Caiola Records senza colpo ferire).
Volcano ha l’onestà (dichiarata, voluttuosa) di riconoscere l’irresistibile richiamo delle hit da pista; canto delle sirene che seduce, attrae fatalmente, induce in tentazione. Interrogato sull’effetto novità, il duo britannico respinge al mittente ogni invito a tagliare col passato, rincarando anzi la dose in scorribande fra solchi e reperti d’antan, senza mai incartarsi negli assuefatti vicoli ciechi dell’appagamento. Il che saggia una volta ancora le virtù di una positiva ridondanza, ottimistica e gioiosa. Proliferazione di riflessi che nobilitano l’anima.