JÜ & Kjetil Møster JÜ meets Møster
2014 - RareNoise Records / Goodfellas
#JÜ & Kjetil Møster#Derive#Avantgarde #Jazz #Progressive #Experimental
Posso cominciare col dirvi che l'album in questione, JÜ meets Møster, è frutto di una proficua collaborazione tra due terre profondamente diverse, Ungheria e Norvegia, qui pronte ad unirsi per esplodere come nitroglicerina.
La prima è la patria del trio jazz sperimentale JÜ, che vanta tra le proprie fila un diavolo a sei corde comandato da Ádám Mészáros, un basso pneumatico azionato da Ernö Hock e una serie sterminata di pelli sventrate dal pirotecnico batterista Andràs Halmos.
La seconda è invece la casa base del già affermato sassofonista Kjetil Møster, barcamenatosi nella propria carriera tra collaborazioni jazz d'alto bordo (Chick Corea, Pat Metheny) ed immersioni elettroniche/free rock con la stessa facilità con cui il sottoscritto, quando è particolarmente in forma, attraversa la strada.
Lo scorrere dell'album è un continuo smarrirsi e ritrovarsi, ora dentro ora fuori i recinti tonali. Tagliati da riff progressive e linee di basso fuzz, sopraffatti da rumori bianchi di pregevole fattura sintetica, non resta che aggrapparsi al sax e prepararsi al decollo. La durata del volo fa sì che i sei brani, di lunghezza decisamente superiore alla media, possano snoccialarsi comodi in una struttura architettonico-musicale particolarmente complessa. Dispensando arrangiamenti dal fortissimo impatto emotivo, il quartetto riesce a muoversi agile nello spazio e nel tempo, dilatando modulazioni e progressioni a tal punto da proiettare l'ascoltatore in una surreale e affascinante dimensione astratta, che in One raggiunge il suo apice.
JÜ meets Møster non è una originale rivisitazione del passato, né una lucida istantanea del presente. Non si tratta nemmeno di un universo futuristico e utopico di cui ci viene fatta intravedere la forma, se è a questo che stavate pensando. Nossignore. JÜ meets Møster è tutto questo. Insieme.