Joshua Britt Starting over in a storm
2019 - Appaloosa Records / IRD
Dei tre membri della band Joshua Britt, ottimo musicista, mandolino, banjo e armonie vocali, sembrava il meno dotato a livello compositivo, vista la bravura di Neilson Hubbard, che è anche un grande produttore a Nashville, ( per citare un nome, Mary Gauthier era candidata ai Grammy Awards con un disco da lui prodotto), e soprattutto di Ben Glover, l'irlandese di Belfast trasferitosi a Nashville dove ora vive, pupillo di Mary Gauthier, autore di eccellenti dischi e che ha appena trionfato agli Americana UK Awards di Londra con il suo ultimo album Shorebound.
In questo disco solista, dodici brani da lui scritti, con l’aiuto in quattro pezzi di Neilson Hubbard, che è anche il produttore, troviamo il sound e i testi visionari degli The Orphan Brigade, una miscela in bilico tra tradizione e innovazione, tra country, folk, musica tradizionale, blues , Irish music.
Joshua Britt, che nella vita si occupa anche di fotografia e video e ha realizzato l’ultimo video clip di John Prine, con il suo mandolino e le armonie vocali è sicuramente una delle fonti che caratterizzano il suono degli The Orphan Brigade e che ritroviamo in Staring Over In A Storm, un disco introspettivo interamente scritto in una camera di hotel a Shangai. In questo disco riesce a dimostrare una grande abilità nello scrivere canzoni di spessore ma sempre orecchiabili e che arrivano direttamente all’ascoltatore a partire dall’iniziale A Hurried Life, che sembra l’inizio del terzo album, che aspettiamo con ansia, degli The Orphan Brigade, sospeso e visionario brano con cori, mandolino e flicorno. Through the Windshield è un brillante e trascinante brano che sfiora anche momenti di pop-folk , per poi passare in Quincy’s Song ad atmosfere lente, lo-fi , scure e melanconiche di grande fascino, e ad un ritmato rock mainstream anni ’80 in Summer Heat’s On .
Da segnalare la dolce, acustica ed eterea Greatest Day of All, le lievi Torn Apart by Love e One Heartbeat Away con evidenti influenze beatlesiane e Don’t Remove the Tags splendida nei suoi toni epici, forse il brano migliore del disco, potenziale hit con deliziosi incisi di flicorno.
Ottima, come ormai tradizione della Appaloosa Records, la confezione e la grafica del disco con alcune foto dello stesso Joshua Britt e le traduzioni dei testi in italiano, per un lavoro decisamente riuscito, denso e intenso, ricco di pathos e molto gradevole all’ascolto, che ci consegna una sorprendente e talentuosa scrittura.
La magia musicale continua …