Last of the country gentlemen<small></small>
Americana • Folk • Alternative folk

Josh T. Pearson Last of the country gentlemen

2011 - Mute Artists

30/03/2011 di Andrea Valbonetti

#Josh T. Pearson#Americana#Folk

Le vie della musica sono infinite.
Questo è l’incipit perfetto per descrivere la genesi del nuovo album di Josh T. Pearson, che si intitola Last of the country genetlemen ed è stato pubblicato a marzo 2011 dalla Mute Records.
Dopo un silenzio decennale infatti questo artista texano è rispuntato dall’oblio con una manciata di canzoni splendide e rarefatte, registrate a Berlino lo scorso anno, attraverso le quali ci racconta un po’ della sua storia tormentata e che si candidano per essere una delle migliori sorprese dell’anno.

Se si riavvolge il nastro del tempo e si torna al 2001, Josh T. Pearson aveva pubblicato insieme alla sua band, i Lift to experience, un  doppio album di esordio dal titolo The Texas-Jerusalem Crossroads che ottenne buona critica. Poco dopo però la band si divide e da lì le tracce di Josh T. Pearson si perdono.
In questi dieci anni non ci sono pubblicazioni ufficiali, ma solo concerti, collaborazioni, qualche registrazione auto prodotta e niente più. Sono anni di isolamento prima in un piccolo paese del Texas sud orientale, poi in Europa a Parigi e a Berlino.
Probabilmente è durante l’attraversamento di questo deserto artistico che è maturata la musica di Last of the country gentlemen. Una musica così libera, autentica non può che essere nata per pura ispirazione, come strumento di catarsi personale, senza alcun intento di compiacimento di un pubblico o del mercato in generale.
Si tratta infatti di un album scarno, a togliere composto da poche canzoni, solo sette, suonate con pochi strumenti, solo una chitarra acustica e, a volte, un pianoforte (Drive her out) o un violino disperato (Woman, when I’ve raised hell, Honeymoon’s great! Whis you were here, Country Dumb) suonato dall’amico Warren Ellis.

Le canzoni sono costruite intorno al fingerpicking della chitarra acustica e alla voce di Josh T. Pearson che sa essere vibrante, calda, ma allo stesso tempo sofferente e sussurrata. La melodia spesso passa in secondo piano per dare spazio alle confessioni intime di Pearson che vengono recitate come in una sorta di talk (quattro delle sette canzoni superano i dieci minuti), una prosa fitta che racconta di una relazione turbolenta e spacca cuore e dei sentimenti di rabbia, rimpianto e struggimento che devono essere affrontati per superarla. Last of the country gentlemen è un disco austero e solitario che per essere apprezzato va ascoltato più volte, ma solo quando si ha il mood giusto. È un lavoro che difficilmente può essere paragonato ad altri dischi cantautorali. Questa è la sua forza e la sua originalità: senza avere inventato nulla da un punto di vista musicale, la capacità espressiva di Josh T. Pearson e delle sue canzoni di autocoscienza e catarsi, consentono di aggiungere una nuova sfumatura al genere del songwriting. 

Per chiudere un consiglio: l’edizione dell’album per Rough Trade contiene anche un secondo disco con alcune versioni alternative, elettriche o strumentali, delle canzoni dell’album. Anche la veste elettrica, che richiama Jeff Buckley, è adatta a queste canzoni e potrebbe segnare un’ulteriore evoluzione della carriera di Josh T. Pearson.

Track List

  • Disc 1
  • Thou are loosed
  • Sweetheart, I ain´t your Christ
  • Woman, when I´ve raised hell
  • Honeymoon´s great! Wish you were here
  • Sorry with a song
  • Country dumb
  • Drive her out
  • Disc2
  • Sweetheart, I ain´t your Christ (electric version)
  • Woman, when I´ve raised hell (electric version)
  • Sorry with a song (alternative version)
  • Sweetheart, I ain´t your Christ (electric instrumental version)
  • Woman, when I´ve raised hell (electric instrumental version)