
John Zorn - Fred Frith Late Works
2010 - Tzadik
Gli scherzi dell’età. Mi ritrovo tra le mani questo disco di John Zorn & Fred Frith che mi sembrava di aver recensito a Gennaio durante la sosta “tecnica” di Mescalina ma che probabilmente avevo “lavorato” solo nella mia testa e nei miei sogni, anche se di certo questo non è un disco onirico o conciliante alcun tipo di notturnità. Anzi, la nuova collaborazione tra il sassofonista newyorkese e il chitarrista inglese, a nome Late Works, è molto molto nervosa ed urbana. Un disco stradale verrebbe da dire. Un disco di accelerazioni e frenate, di motori che rombano e ruote che stridono. Un disco in cui le capacità improvvisative e di scrittura “altra” sono al top. Disco che non si può definire (quasi) mai piacevole, ma in cui l’ascolto, di volta in volta, lascia un segno che s’imprime forte. Un segno che fa riscoprire, tra le trame stratificate dei brani, una possibilità sonora che inquieta e lascia stupefatti e ammirati.
Certo la proposta non è innovativa, i due hanno collaborato molte volte in questi anni, ma la capacità di essere comunque non ridondanti e scontati nel risultato non è cosa da poco e sicuramente la scelta di lavorare in sala di registrazione e di non affidarsi ad una registrazione live ha aiutato i due a essere più lucidi, concreti e meno dispersivi.
Tra i brani: le rasoiate alla Naked City dell’apertura Foetid Ceremony; il ronzio circolare di Mosquito Slats; la corsa sfinita di Horse Rehab; il rincorrersi a grappoli dei suoni in Legend Of The Small e Baffled Hats; la sensualità malata, nel suo lento espandersi, di Slow Lattice in cui i lunghi suoni di attesa lentamente diventano avvicinamento ed azione forte, carica d’intensa raccolta tensione. Ma da segnalare sono soprattutto i nove minuti di rarefatta sospensione, verrebbe da dire quasi cameristica, di The Fourth Mind in cui la capacità di interplay dei due non va mai in direzioni scontate, creando un universo sonoro che va di diritto ad inserirsi tra le cose migliori in assoluto prodotte da Zorn e Frith.