Jimmy Villotti Jimmy Villotti
2024 - Universal Music Italia / Rea Edizioni Musicali
Offrici un pranzo da pascià
A questo punto della nostra vita
Vento d’autunno… quindi entriamo qua..." (Jimmy, ballando, Paolo Conte).
Cosa poter dire, per descrivere l'incredibile parabola esistenziale e artistica di Jimmy Villotti? Chitarrista, cantautore, scrittore, creatore di mondi, agitatore culturale, genialoide, asistematico, trasversale, poliedrico, ispiratore delle ispirazioni di altri artisti altrettanto - ma forse un po' meno - eclettici, come Conte o Capossela - con cui incise il primo album, Allunaetrentacinquecirca - , Villotti ha attraversato i decenni con una creatività instancabile e una potenza immaginifica che ha pochi eguali in Italia.
Per far sì che la sua sterminata produzione musicale potesse arrivare al grande pubblico, ecco Jimmy Villotti, la prima raccolta definitiva dedicata a lui, co-prodotta da Rita Allevato e Mauro Malavasi, per Rea Edizioni Musicali e Universal Music Italia. Marco ‘Jimmy’ (soprannome derivato dalla passione per James Dean), nei suoi 79 anni di musica e arte, ha frequentato la Bologna delle osterie, animando le sue notti e diventando amico dei grandi autori della canzone d'autore, da Guccini a Dalla, ma anche di artisti come Pupi Avati o Freak Antoni. E questa raccolta in due CD è senza dubbio insufficiente a racchiudere l'immenso genio di Villotti, ma ne può descrivere efficacemente il profilo compositivo.
Musicista autenticamente be bop, nel senso più alto del termine, Villotti ricrea l'alfabeto della canzone d'amore, costruendo, su scarti tonali improvvisi, immagini letterarie che fanno pensare a poeti come Gozzano o Saba. Un esempio fulgido è Invento splendori d'autunno, brano meditativo, sorretto da un coro effusivo, mentre la voce, in bilico armonioso tra il cantato e lo spoken word, si arrochisce nel narrare il modo di "rinnegare un amore".
E non basta: i sapori latini, di quel Sudamerica che incanta anche i due cantautori citati all'inizio, sono rappresentati con grande eleganza e sobrietà, grazie anche a un tocco chitarristico mai banale, e lo possiamo notare a più riprese, nelle sue canzoni, dalla spagnoleggiante Il mondo non è, dall'incipit folgorante "Questa sera c'è una luna che mi spacca in due", alla languida Tittì, passando per la caraibica Amare, che viene ancor più impreziosita dalla voce dell'amico Lucio Dalla.
Ma non basta ancora: i suoi inizi beat e rock - non dimentichiamo che coi Meteors fu nei primi anni Sessanta parte del gruppo spalla di Gianni Morandi - si sentono nelle sperimentazioni del brano con cui si apre la raccolta, Drin Drin, dal testo ficcante e disilluso ("Anni micidiali, anni che feriscono, dove ogni slancio onesto vive la ripetizione del già visto..."), o Uccellino, onomatopeica canzone che rrivela un significato profondo, o ancora Il Kid che "gioca la vita, e io no", mentre Villotti ricama suoni ed echi decisamente be bop.
E non basta ancora: ecco le atmosfere jazzy, soffuse, nelle quali rintracciamo i dieci anni trascorsi a fianco di Conte, come in Il vuoto dell'estate o Testa dura, dialogo tra voce e chitarra, o ancora La Giungla con tanto di scat, e la lunga cavalcata manouche Sole.
Non basterebbe ancora; ma lasciamo all'ascoltatore ulteriori, splendide scoperte. E ripensiamo a quanto Villotti scrisse in uno dei suoi libri, Onyricana, uscito nel 2019: "I sogni non hanno né logica né dovere, tanto meno finalità; forse hanno solo la rappresentazione del paradosso ed è lì che io mi trovo"
Sogniamo un po' ancora con lui, immergendoci nel suo mondo. E ringraziamolo per il dono della sua musica.