Jeremy Pelt The Talented Mr. Pelt
2011 - High Note
La sua arte è strettamente mainstream, debitrice di musicisti quali Freddie Hubbard e Lee Morgan grazie ad una base robustamente hard bop mescolata a momenti più imprevedibili sapientemente dosati.
In questo The Talented Jeremy suona con il suo quintetto ormai stabile dal 2007 che gli permette di esprimersi senza esitazioni in un linguaggio classico grazie al contributo del sax di J.D. Allen, del piano di Danny Grissett, della sezione ritmica articolata sul basso di Dwayne Burno e sulla batteria di Gerald Cleaver.
Il brano di apertura è una perfetta introduzione alla proposta di Pelt, basato su di una struttura a chorus dedicati ai singoli strumenti in uno stile elegantemente boppato che fa capire come Jeremy sia un compositore attento alle sfumature, ai particolari ed all’equilibrio delle parti.
Questo aspetto emerge ancora più chiaramente nei brani a tempo lento e a dinamica soffusa, come All My Thoughts Are of You, denso di sfumature armoniche tra le quali sax, piano e tromba danzano delicatamente in un valzer mascherato e apparentemente morbido ma tenuto in tensione da accordi in minore e da una linea melodica chiara.
L’imprevedibilità, o meglio l’originalità, appare nel climax del cd che è Paradise Lost; il brano è in tempo dispari con richiami vagamente latini e con slanci solisti fluttuanti sopra la sezione ritmica creando così quelle strutture a due strati tipici del modale, ma qui strettamente tonali, conclusi con una cadenza sospesa dal retrogusto duraturo.
Il gruppo si difende benissimo anche nelle ballate, come In Love Again, in cui Pelt passa al flicorno sfruttandone magistralmente la voce rotonda e inerziale.
Il cd si sviluppa tutto secondo linee morbide, suadenti e molto chiare; diciamo che potrebbe essere stato suonato negli anni ’60 durante il miglior periodo Blue Note, che ribadiva la linea del jazz classico con leggere alterazioni più vicine ai tempi moderni.
Un disco perfetto per i sostenitori della tradizione senza tuttavia esagerare nel rigore filologico, evitando quindi quella patinatura demodé che talvolta si riscontra nelle riesecuzioni ispirate al passato.