Jama Intoiletteual And Poor
2012 - Autoprodotto
Bene, per Jama, l’arte esiste anche per questo. Si imbraccia di nuovo la fidata acustica, si prendono quattro brani più o meno conosciuti (Gently Tender dell’Incredible String Band; l’indovinata Warm Love di Van Morrison rallentata e morbida; May You Never del miglior John Martyn, ripreso anche da Clapton in Slowhand; e il tocco di classe di I Think I'll Call It Morning di Gil Scott Heron…) e se ne scrivono altrettanti (le belle Strenght e New Horizon; la gioiosa No Shelter, che nei live in trio ricorda i migliori Violent Femmes; il blues di You Have To Pay The Bill forse un po’ stanco), si va nel proprio studio, ormai abbandonato dalla band, e si prova e riprova qualcosa che possa lasciare il segno, magari imperfetto, di una rinascita. E si scopre che suonare sax/batteria/piano ora non serve, è la voce che chiede di uscire. Con timore, senza prepotenza e magari con qualche incertezza ma, lo strumento “VOCE”, da troppo non usato, diventa lentamente il nuovo strumento per esprimersi.
Il disco – autoprodotto, richiedibile e ascoltabile a questo link http://intoiletteualandpoor.bandcamp.com/album/intoiletteual-and-poor - è pieno di richiami alla beat generation ed ha una sana attitudine freak anni ’60 autentica come il personaggio. Ciò fa passare in secondo piano i piccoli difetti della registrazione e alcune parti vocali, soprattutto nei brani autografi, probabilmente non centrati ancora a dovere dal punto di vista interpretativo ai tempi della registrazione. Ciò che conquista, invece, è una naturalezza espressiva purissima; tutti quei piccoli orpelli e quelle decorazioni strumentali mai pesanti; la notevole ricchezza degli arrangiamenti vocali. Il tutto unito a una cura artigianale dei dettagli pur nella semplicità della confezione.
Visto dal vivo Jama oggi è irriconoscibile. Incredibilmente maturato vocalmente ti cattura con una voce leggera, straordinariamente mobile e naturale, sempre in precisa sintonia con il suo modo di suonare la chitarra. Ora gira con un trio, o un duo, che ho voglia di sentire per riassaporare le emozioni della prima volta che l’ho visto suonare dal vivo nella, orma sua, Castano Primo.
E allora il disco, a risentirlo oggi, è ancora qualcosa di ancora non compiuto ma necessario: un punto da cui ricominciare, solo apparentemente, da capo. E se passate dal “suo” canale Villoresi, lo stesso fotografato innevato in copertina, guardatevi intorno e aprite le orecchie, la magia della sua voce e della sua chitarra potrebbero essere lì ad aspettarvi con i suoi sogni e la infantile ottimistica certezza che, se come dice Gillo Dorfles "l'intelligenza non protegge da nulla”, forse però, in qualche modo, “l’amore vincerà sempre”.