Prometheus<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz • Progr, pyscho

Jacopo Ferrazza Prometheus

2025 - Teal Dreamers Factory

25/03/2025 di Vittorio Formenti

#Jacopo Ferrazza#Jazz Blues Black#Jazz

Lavoro ad alta intensità narrativa, oltre che con una visione moderna dei riferimenti musicali, questo Prometheus, opera al nome di Jacopo Ferrazza (contrabbasso e synth) che si conferma come una delle realtà più interessanti del nuovo panorama nazionale. Giovane artista di Frascati, è stato più volte ospite in testata con opere ragguardevoli come Wood Tales (2021) e Fantàsia (2022), nelle quali esprimeva una personale sintesi tra jazz, psichedelia, prog e accademia contemporanea. Uno spettro di linguaggi potenzialmente sincretici o incompatibili, in funzione della concezione espressa dal compositore.

In tutti questi episodi, così come nel disco in questione, la sfida è vinta a tutto tondo grazie alla fusione di cultura e di ispirazione, che Jacopo riesce ad esprimere in un dinamica creativa del tutto personale.
Il lavoro è un concept basato sulla revisione del mito di Prometeo, Titano amico degli uomini ai quali regalò il fuoco, elemento che diede il via allo sviluppo della civiltà. Nella fattispecie la storia è rivista in chiave simbolica, con la quale il protagonista assume un ruolo empatico e non solo di benefattore, diventando la raffigurazione dell’uomo moderno che, grazie al fuoco appunto, ritrova la propria essenza.

Per apprezzare questa riproposizione è fondamentale seguire il disco con la lettura dei testi, sovente ermetici e ben valorizzati dal canto di Alessandra Diodati, la cui voce è uno strumento aggiunto e non una dimensione distinta ed accompagnata dalla musica. Con Enrico Zanisi (piano, synths, live electronics), Livia De Romanis (cello) e Valerio Vantaggio (batteria) si sviluppa un interplay concettuale prima ancora che sonoro, con un effetto a forte impatto epico, figurativo ed evocativo.

The Cave è particolarmente esemplificativo al riguardo. Inizio con un fraseggio pianistico classicheggiante a cui subentra l’archetto delle corde e una melodia vocale che suscita, in simbiosi al testo, impressioni del mito della caverna di Platone. Il brano è lontano dalla classica forma canzone e assume toni moderni grazie all’intervento in chiave jazzistica del piano, che posiziona l’interpretazione ad un’estetica dei nostri giorni. La capacità pittorica del mix tra testo e musica ricorda certi momenti dei migliori Yes / Wakeman, spogliati dall’appesantimento barocco e impreziositi dalla linearità ritimica.

Il progetto evolve in modo organico con recitati alla Fantasma dell’Opera (title track), spunti onirici alla Canterbury e atmosfere alla King Crimson, per arrivare a momenti liederistici, raffinati nel sottolineare il simbolo della gogna (Pillory); in questo brano si raggiungono effetti esoterici, tra atmosfere da ninna nanna orientale e poetica magistralmente sostenuta da una linea di basso tutt’altro che scontata. Ogni istante dell’esecuzione esprime un dettaglio, sublimando i particolari in un affresco.
Il classico paradigma di tema, chorus improvvisativo e ripresa viene ampiamente superato da un approccio quasi da madrigale (si sottolinea il quasi), con l’effetto di un corpus del quale va assaporato l’impatto complessivo più che quello analitico.
Lo slancio del brano finale chiude un racconto in grado sia di emozionare (prima rezione) sia di fare ragionare (seconda reazione), per una fruizione a lunga persistenza, non così frequente nella sbrigativa logica dell’ascolto contemporaneo.

Assolutamente da conoscere, mettendo in conto di dedicare la giusta dose di attenzione.

Track List

  • Prologue
  • The Cave
  • Prometheus
  • The Rediscovery of Fire
  • Pillory
  • Titan Rises
  • Oceanine Chorus
  • I Am Everywhere

Articoli Collegati

Jacopo Ferrazza

Fantasia

Recensione di Vittorio Formenti

Jacopo Ferrazza

Wood Tales

Recensione di Edoardo Mazzilli