Jacopo Fagioli e Nico Tangherlini Bilico
2022 - AMP Musci & Records
Questo è il loro lavoro di esordio, pubblicato dalla norvegese AMP ed articolato su 8 brani originali concepiti all’interno di un progetto cameristico per un viaggio profondamente emotivo, dalle grammatiche sfuggenti che privilegia l’interazione rispetto alla composizione.
Le anime dei due artisti sono differenti e complementari; essenziale, volta a sonorità scheletriche ma anche serene quella di Fagioli, più dolce e melodica quella di Tangherlini, si alternano nei rispettivi scritti fondendosi in un sapiente gioco di scambi e integrazioni.
L’ascoltatore rimane sovente sospeso all’interno di strutture aperte, senza specifici punti di riferimento come temi o ritornelli, recuperando il senso degli sviluppi grazie a un lavoro motivico-melodico continuamente in divenire.
Il connubio tra camera e improvvisazione può richiamare un certo “loft” spogliato tuttavia della dimensione afroamericana; quando il jazz emerge con più evidenza lo fa guardando al patrimonio storico dello swing e del blues utilizzato più come richiamo che come riferimento portante.
In altri momenti si hanno impressioni cinematiche da B-movie o approcci da “scherzo” che rendono gradevole la precarietà degli equilibri.
Riferendosi al titolo il pensiero va a quella situazione di equilibrio instabile che tuttavia, ad avviso di chi scrive, non risponde esattamente alle dinamiche del lavoro. L’instabilità riguarda una condizione allontanandosi dalla quale il bilanciamento scompare generando una divergenza dalla statica iniziale. In questo caso invece gli intrecci vanno e vengono ruotando comunque attorno a un punto centripeto, conservando una logica e una solidità che l’ascoltatore coglie con chiarezza.
Gli ingredienti usati dagli artisti in questa affascinante giostra vanno dagli ostinati ai contrappunti, dalla diversità dei pigli ritmici a carico dei due strumenti ad un minimalismo accennato (ma non insistito), da schemi o modi armonici semplici a linee orizzontali contenute sia in dinamica che in altezza. Il risultato finale è un dialogo suggestivo, non di rado onirico, mai banale che tiene desta l’attenzione proprio perché non scontato, spontaneo, variato e imprevedibile.
La cifra principale del lavoro sta certamente nel modo in cui i musicisti sanno relazionarsi, ben documentato ad esempio in Incompleteness. Qui l’incipit scarno propone già una tensione tra la (apparente) serenità del piano e i cenni acuti della tromba, per poi svilupparsi con schemi ritmici e motivici dialettici che vengono superati in una conclusione distesa.
Un lavoro degno di essere conosciuto ma che richiede una qualche attenzione e soprattutto voglia di ascoltare (non solo di sentire).