J. P. Bimeni & The Black Belts Free Me
2019 - Tucxone Records
#J. P. Bimeni & The Black Belts#Jazz Blues Black#Soul #The Black Belts
Giovanissimo quindicenne J. P. Bimeni sfugge dalla guerra civile in Burundi, rinunciando alla propria discendenza reale e, a quel punto, la sua storia incrocia i fantasmi e i mostri comuni a mille storie di migranti e vive il suo acme nel momento a cui fa riferimento la drammatica riflessione riportata in apertura. Tre volte si è trovato prossimo alla morte ma alla fine è approdato in Galles e lì la musica l’ha abbracciato e aiutato a dimenticare o almeno a saper gestire il proprio drammatico passato, ciò anche grazie all’ottenimento dello “stato di rifugiato”. I dischi di Otis Redding, Ray Charles, Bob Marley e Marvin Gay, fanno il resto e gli indicano la strada della musica come via per il riscatto. A percorso musicale avviato, nel 2001 si stabilisce a Londra.
I frequenti paragoni della critica con il giovane Otis, il re del Soul, il suo aspetto fisico regale ed un viso che ricorda Marvin Gaye, lo caricano di una grossa responsabilità (del resto dal 2013 ha cantato in una tribute band di Redding) e nel contempo aprono intorno alla sua figura un interesse ed una visibilità che si concretizzano con questo album di debutto, Free Me, realizzato con The Black Belts, la sua incredibile band spagnola, realizzato per la sorprendente e misconosciuta etichetta madrilena, Tucxone Records, una realtà indipendente specializzata in black music (soul, reggae, afro).
Il risultato che ne esce va molto al di là rispetto all’abusata musica del cosiddetto nu soul che da un po’ di anni ci propina patinati interpreti privi di personalità e soggiogati a sonorità infarcite di elettronica, qui, al contrario si respira un suono antico, un album in cui i colori e l’intensità dei dischi di Stax e Motown fanno più che capolino, la band sembra provenire da Memphis o Detroit, da quei magnifici studi di registrazione che tanto hanno regalato alla musica soul a cavallo tra ’60 e primi ’70.
La magica voce di J.P Bimeni domina in lungo e in largo i solchi del disco e rende estremamente credibili le già ottime canzoni scritte, in larga parte, da Marc Ibarz e Eduardo Martinez e arrangiate dallo stesso Martinez. The Black Belts dispensano a profusione suoni caldi, ricchi, di impianto soul classico, senza mai cedere ad alcuna tentazione di “modernismo letale”, ciò grazie a una sezione ritmica sinuosa, a fiati stellari a cui si aggiungono chitarra e organo (ora il piano) per un sound che ci scaraventa nella negritudine dei primi ’60.
L’asso pigliatutto è sicuramente il singolo I Miss You, forse una canzone che si gioca la palma per il miglior brano ascoltato in questa prima metà dell’anno, ma meritano di essere sottolineate anche Stupid, con reminiscenze à la Sam Cooke nel ritornello, come pure Pain Is the Name of Your Game, che ha il piglio di un classicone di Otis. Ma tutto il disco ci regala sferzate di soul purissimo corroborato da testi che raccontano la storia di un giovane uomo che ha vissuto l’inferno e che oggi è qui, con il suo talento adamantino, per regalarci una gioia musicale come da tempo non era dato di ascoltare. Benvenuto J. P. per ora godiamoci questo Free Me anche se già, impazienti e golosi, attendiamo il prossimo capitolo.
The Black Belts are:
Rodrigo Diaz “Nino” – Drum
Pablo “Bassman” Cano – Bass
Fernando Vasco “Dos Pistolas” – Guitar
Ricardo “Richy” Martinez – Trumpet
Rafael Diaz – Sax
Special Guest:
Lucas “Duplash” Duplà – Organ & Piano
Eduardo “Youdeman” Martinez – Guitar
Rayco “Ray”Gil - Tambourine
P. Bimeni sarà in Italia in estate e inizio autunno per 5 imperdibili concerti, ai quali speriamo si possano aggiungere in ottobre ulteriori date.
19 luglio – Porretta Soul Festival – Porretta Terme (Bo)
2 agosto – Sud Est Indipendente Festival – Lecce
14 agosto – Mamma Blues Festival – Nureci (Or)
10 ottobre – Roma Europa Festival – Roma
11 ottobre – Teatro Zancarano – Sacile (Pn)