Irene Buselli Io, io, io
2023 - Pioggia Rossa Dischi
Così sottile, brano d’apertura del disco, è un giocoforza con il proprio sé: se alcune caratteristiche la fanno sembrare fragile per la propria sottigliezza, dentro di sé è una donna forte e, sospirando le parole del testo, si autoinvita a ricordarselo più spesso e la musica manifesta le sue sensazioni: la tastiera nelle strofe dà voce alla fragilità, ma nei ritornelli e nel bridge trova vigore la sua forza interiore, scandita da chitarra, percussioni e violini. Perché non sempre è facile trovare la forza di credere in sé stessi, spesso ci si deve proteggere dal mondo e salvaguardare la profondità del proprio animo e delle proprie emozioni, divenendo Il palombaro. La figura del palombaro, descritta da atmosfere che miscelano blues e pop, la rende consapevole di essere destinata di andare sempre a fondo, anticipando un’altra forte critica verso sé stessa: Scusami è una lettera alla lei del passato, messa in relazione con ciò che è nel presente e prendendo in considerazione la propria immagine allo specchio. A tratti sembra rifiutare il dialogo con la lei del passato, ma verso la fine della canzone le scuse si fanno più sincere, soprattutto per ciò che ha mancato nella propria vita e le rivolge un invito ad essere sempre forte e a non farsi mai a pezzi.
Perché farsi a pezzi diventa facile di fronte a troppi fallimenti, che possono portare ad analizzare i propri errori e a comprendere come ne risenta la propria esistenza. La goccia è il simbolo della fragilità di chi molto spesso ha fallito, raffigurando quanto si soffra per il dolore causato dalla sconfitta e la componente musicale dà un’atmosfera molto solenne al brano, dando voce a due spaccati differenti: uno legato alla concezione classica della musica e l’altro ad una visione più contemporanea (che si intravede nell’uso dell’eco sull’ultima strofa). Nel suo andare verso il finale, la canzone fa intendere che si tratta di un incubo, quello in cui ogni goccia sommata alle altre stia facendo annegare la protagonista del pezzo. È solo svegliandosi che trova la motivazione per reagire al dolore e l’inondazione può essere usata per raggiungere il soffitto e il tetto, così da poter finalmente rinascere.
Il viaggio alla ricerca di sé stessa e della propria identità continua in Con un po’ meno pelle addosso, in cui si chiede cosa lei stessa potrà trovare sul cammino ed anche chi la incontrerà. In Fili, invece, vengono descritte le incertezze, le paure di sbagliare, di perdersi e di dire ciò che prova dentro. Nel descrivere le proprie insicurezze, simboleggiate dai fili che spesso lei stessa ha posto sulla propria vita e dall’intervallarsi di una melodia a tratti dolce e a tratti inquieta, c’è un omaggio a Se ti tagliassero a pezzetti e a Fabrizio De André: si rivolge alla signora Libertà per l’aver messo questi fili sul cammino e alla signorina Fantasia, a lei chiede il perché del suo silenzio e perché non l’aiuta a liberarsi del Mangiafuoco che la manovra muovendo e districando i suoi fili.
L’opera si chiude con Un dolore banale, uno struggente racconto di un dolore da lei vissuto e che le ha cambiato l’esistenza, distruggendola sia fisicamente che mentalmente. Il dolore, ad un certo punto, sembra averla resa vittima della Sindrome di Stoccolma, ma solo trovando la forza di lasciarlo andare lei torna a riappropriarsi della propria vita e a ricercare la felicità che sembrava fosse persa per sempre. Le atmosfere sono raffigurate da sonorità angosciose nelle parti iniziali delle strofe, ma che poi divengono liberatorie sulla fine delle strofe stesse e nei brevi soli con cui il violino rappresenta il suo grido armonioso per essersi liberata del male che la affliggeva.
Io, io, io di Irene Buselli è un viaggio nelle proprie profondità, in cui dolori, paure, insicurezze, desideri di rivalsa e la propria anima vengono scandagliati per raccontarsi e trovare il coraggio di vedersi diversa da com’era in passato, di essere in costante crescita e di non temere il continuo confronto con sé stessa. L’album è un invito a non temere nel raccontare le proprie incertezze, ma anche a ritrovare un senso al dolore vissuto e la strada da aprirsi verso la sé stessa del futuro.