Il Sindaco Come i cani davanti al mare
2015 - Lavorarestanca / Audioglobe
Se la strumentale di Come i cani davanti al mare risulta più articolata e variegata rispetto al primo album in solitaria, Il Sindaco non cambia invece nell’attitudine cantautoriale che caratterizza il suo modo di scrivere e mettere insieme i pezzi che compongono il quadro lirico. L’attesa di un cambiamento che ribalti la condizione attuale, la ciclicità degli eventi, l’insensatezza di un consumismo sfrenato, le logiche di partito scadute, fare finta di essere felici e che vada tutto bene, sono tutti temi che si ritrovano all’interno di un disco stracolmo di immagini e sensazioni. Non ho più tempo per sognare / è da una vita che non so / non so far altro che aspettare / cose che non capirò.
L’album ricorda proprio quei cani che, arrivati davanti al mare, se ne stanno seduti ad osservare l’immensa distesa d’acqua, con lo stupore e il senso di spaesamento di chi si ritrova sul limite invalicabile del proprio esistere, a riflettere su sé stessi e ciò che hanno davanti, indecisi se restare sulla terra ferma oppure tentare il tuffo in mare. Lo stesso senso di indecisione lo trasmette l’album, che sembra sempre sul punto di innalzarsi a un livello superiore, ma si ferma giusto un attimo prima, restando a tratti un po’ tropo piatto. Parliamo di livello qualitativo e non di diversificazione delle ritmiche: da quel punto di vista gli sbalzi ci sono eccome, per rendersene conto basta mettere a confronto due brani come Maciste e Centomila, il primo dall’incedere disteso e diluito, il secondo tipicamente rock già dall’incipit.
Come i cani davanti al mare è sicuramente un bel disco, migliore rispetto a tanti altri, ma non ancora abbastanza da spiccare nel mucchio, da differenziarsi molto dalla massa. Un buon disco di un artista che ha tutte le carte in regola per potere fare di più.