IL POZZO DI SAN PATRIZIO Miserabilandia
2014 - Hydra Music
La band, formata da Dario Triestino voce, basso, Antonella Manzo voce, flauto traverso, tin whistle, Angelo Napoli chitarra elettrica, cori, Alessandro De Martino clarinetto, sax midi, Synth & programmer, Roberto Coscia batteria, percussioni, propone un rock duro, a tratti punk, patchanka, con influenze folk irlandesi che ci ricordano tra i vari gruppi in particolare i Dropkick Murphys, con 11 brani trascinanti, suonati con energia e velocità e che non lasciano mai un attimo di tregua all’ascoltatore.
Un giro di giostra a folle velocità dentro il Luna Park Italia, con una musica fatta per ballare e fare festa, ma che comunque riflette nei testi, anche se non particolarmente originali “… Che vita è ? volevo solo lavorare per vivere e invece adesso, è un paradosso, ma vivo solo per lavorar !....” , la rabbia e l’ironia su temi come il lavoro, le disillusioni di un’intera generazione con un futuro incerto, lo stato e le brutture del nostro paese. Temi trattati sempre con grande ironia, con sarcasmo, con una protesta, una ribellione a volte rabbiosa e quasi schizofrenica, su un tappeto di suoni e ritmi che viaggiano a tutto gas per tutta la durata del disco.
L’iniziale title track Miserabilandia, introdotta da una specie di spot per condurre l’ascoltatore nel Luna Park Italia, è un punk-rock su ritmi impetuosi, un pugno in faccia che ci ricorda la situazione attuale, Articolo 1, di cui è stato realizzato un bel video, sul lavoro difficile, le frustrazioni della vita odierna, è forse il brano portante del disco, con suo rock duro, il ritornello accattivante cantato, anzi quasi gridato, con rabbia, mentre Bastian contrario è un vortice di suoni e rumori, con uso di tastiere quasi prog.
Il disco prosegue sempre su ritmi molto veloci, come in Via da qui, con idee di fuga dai posti e dalle situazioni esistenti, e nello strumentale Carosello, una sarabanda di suoni tra punk, Irlanda e prog. Da segnalare ci sono ancora Sono ossessionato che inizia con il dolce suono del flauto, si trasforma in un reggae per poi esplodere nel solito rock tosto, e Ho veduto mia madre, rabbioso cocktail elettrico con grande uso di fiati ed elettronica.
Un lavoro suonato con molta energia e passione, un disco di tipo “generazionale” che piacerà alle giovani generazioni e forse un po’ meno a quelle precedenti, e che sicuramente dal vivo risulterà per il pubblico ancora più intrigante e coinvolgente.