Il Parto Delle Nuvole Pesanti Che aria tira
2013 - Ala Bianca/Warner
Negli ultimi anni questo gruppo ha ottenuto importanti riconoscimenti come la nomination al David di Donatello con il brano Onda Calabra e la nomination al premio Amnesty International con Giorgio.
Nel 2013 è partito il progetto Terre di Musica, un viaggio musicale tra i beni confiscati alla mafia.
Il forte impegno, la passione per i temi sociali e l’attenzione ai problemi del nostro tempo sono da sempre una delle caratteristiche del gruppo, e non mancano in nessuna delle dieci canzoni presenti in questo nuovo album.
Salvatore De Siena (voce, chitarre, tamburello), Amerigo Sirianni (mandolino, chitarre, tastiere) e Mimmo Crudo (fisarmonica,pianoforte ,sax) con l’aiuto di altri due storici membri della band, Antonio Rimedio e Manuel Franco, e di molti ospiti, hanno confezionato un brillante lavoro dove il rock e l’elettronica si fondono con il folk, il mandolino, il tamburello, la fisarmonica, i suoni mediterranei, il tutto su testi che toccano temi quali l’ambiente, la mala politica, il lavoro, il carcere, gli eccessi dell’economia e della scienza, la globalizzazione, il Sud, temi trattati con garbo ed ironia e che per questo forse risultano più incisivi.
Che aria tira, la title track che apre il disco e che vede la partecipazione del Mikrokosmos, Coro multietnico di Bologna, è una brano folk-rock trascinante, con profumi mediterranei su temi della nostra vita attuale, Vento di scirocco con la fisarmonica in grande evidenza è il Sud ricco di colori, di emozioni e speranze, Crotone, che ospita Fabrizo Moro, con un ritmo ossessivo e quasi a filastrocca, ci ricorda alcuni dei disastri ambientali che hanno colpito il nostro paese, Ho visto sui problemi del lavoro con un inciso “… ci sono sette corpi che ora bruciano e sette vite in fumo per avidità …”che ci ricorda la tragedia sul lavoro accaduta alla Thyssen Krupp.
Non pensate però ad un disco “pesante” e difficile, anzi la musica sempre brillante e godibile aiuta e fa da contrappeso a testi sicuramente impegnati, che fanno pensare e riflettere parecchio l’ascoltatore.
La nave dei veleni, ispirata al libro Navi a perdere di Carlo Lucarelli che ci regala anche un cameo nel brano, ha sonorità anni ’70 che declinano nel finale in sirtaki, Vita detenuta sui problemi dell’affollamento delle nostre carceri e i relativi suicidi, Alì Ochalì, con la voce della cantante turca Canceli Basak, ci racconta del condottiero ottomano di origini calabresi su una base musicale tra il folk e il jazz manouche.
Qualcuno mi ha detto, ballata delicata e melanconica su temi più personali come l’amore è quasi un’oasi in mezzo a brani più ritmati e impegnati.
Chiudono il disco Terapia sociale, brano elettro-pop che ricorda il primo Camerini, sugli eccessi della scienza e dell’economia, e La poltrona, filastrocca sulla malapolitica con ritmi folk popolari, quasi da banda paesana.
Tutti i brani sono di buon livello, anche se manca il brano che “stacca”, la musica è brillante, solare, allegra, mediterranea su testi impegnati, tosti, duri, il tutto condito però da grande ironia ed orgoglio meridionale.
Ecco forse il segreto di questo riuscito lavoro.