Ibrahim Ferrer Mi sueno
2007 - World Circuit
Questo album di Ibrahim Ferrer non è esattamente il solito disco postumo, perché il cantante cubano, al momento della morte, era molto vicino a completare un lavoro che da chissà quanto tempo sognava: un disco di bolero.
“Mi sueno” ha visto la luce in questo 2007 grazie alla World Circuit a cui purtroppo non sono rimasti molti di questi artisti cubani da pubblicare. Già il titolo, “Mio sogno”, indica quanto appassionato sia il disco, come confermato anche dalle parole della prima moglie del buon Ibrahim riportate nel booklet: “Vivin aquì està tu disco de boleros!!!”.
Trattandosi di bolero e di una voce da crooner come quella di Ferrer, il risultato è molto romantico, con pezzi sentimentali che non scadono mai nel mieloso. L’album non ha la varietà delle precedenti uscite seguite al successo del “Buena Vista Social Club”, ma gode di una qualità omogenea molto rispettosa delle intenzioni dell’artista.
Merito di Nick Gold, produttore specializzato in cubani, ma soprattutto di Roberto Fonseca e degli altri musicisti coinvolti. Fonseca, oltre ad essere accreditato della produzione con Gold, suona il piano e costituisce l’ossatura del disco insieme al contrabbasso di Orlando “Cachaito” Lopez. Altre vecchie conoscenze del “Buena Vista” sono la chitarra di Manuel Galban, il piano di Ruben Gonzalez, la voce di Omara Portuondo e la presenza di Joachim Cooder in una traccia prodotta da papà Ry (a cui immaginiamo il governo americano non avrà concesso il visto d’entrata all’isola).
In queste dodici tracce c’è un sentimento pudico, che prende la forma di una nostalgia antica, la stessa che comunicano i vecchi edifici dell’Havana: la voce di Ferrer va a svegliare amori passati su cui il tempo ha depositato un velo di polvere. Non in tutti i pezzi riesce tanta magia, ma l’iniziale “Dos alamas” con il contrabbasso e il piano sfiorati dalle spazzole e da qualche percussione, dà già l’idea di un suono che ammalia anche quando con gli archi e con l’arpa si concede ad un sentimento più languido. A non permettere cadute di tono è la misura delle interpretazioni, evidente in “Melodia del Rio” e “Deuda”, con il piano che crea classici incanti e la voce di Ferrer che si muove lenta sui passi del bolero.
Tra qualche breve improvvisazione spunta una “Copla Guajira” con clarinetto e tromba e un duetto commovente con Omara Portuondo. Prima dell’inchino di “Alma libre” che suona tanto come il testamento di Ibrahim Ferrer: “porque tengo el alma libre para amar”.