I See Hawks In La Live and Never Learn
2018 - Blue Rose Records / IRD
In effetti non conoscevo, come immagino molti altri almeno in Italia, neanche il gruppo, I See Hawks in LA, e devo dire che è stata una piacevole scoperta . Questa interessante e valida band proveniente ovviamente, visto il nome, da Los Angeles, è attiva da venti anni, ha una buona popolarità negli Stati Uniti anche grazie numerosi tour, ha realizzato il primo, omonimo, album nel 2001, mentre questo è il suo ottavo lavoro , e ha ancora due dei fondatori, Rob Waller voce e chitarra e Paul Lacques chitarre e lap steel, che sono anche i compositori di quasi tutti i brani e che ,insieme a Paul Marshall, basso, e Victoria Jacobs, batteria, formano la band attuale.
La loro musica è una perfetta miscela della grande musica californiana degli anni d’oro, con splendide armonie vocali, chitarre acustiche, lap steel , e, qua e là, anche violino e fisarmonica, con echi di Eagles, Byrds (versione country) Flying Burrito Brothers, Gram Parsons, Handsome Family e Poco, in un frullato di country-rock, alternative country , roots e pennellate psichedeliche .
Live and Never Learn giunge a cinque anni dal precedente lavoro, Mystery Drug , conferma la bontà del progetto musicale, attraverso quattordici brani sempre di buon, e in alcuni casi, di ottimo livello con l’inconfondibile calda voce di Rob Waller e il grande uso di chitarre acustiche e lap steel.
Band For the Trees, che apre il disco e che è anche il singolo di lancio del disco, è un pezzo ritmato e ossessivo, con un delizioso ritornello, una canzone che sembra uscita da un disco degli Handsome Family, Poour Me è un classico country-rock segnato dalla lap steel, Planet Earth ,tra i brani migliori del disco, è una deliziosa ballatona acustica che lascia il segno.
Da segnalare anche la title track, Live and Never Learn, con le sue armonie vocali senza tempo, My Parka Saved Me, scritta da tutti e quattro i componenti della band, che vede nella storia di un incidente la voce di Victoria Jacobs, con il suo recitativo, fare da contraltare a quella di Rob Waller, in un delizioso confronto tra cori soul e atmosfere da grandi hit anni ’60, un vero gioiellino, mentre Tearing Me è un’altra bella ballata con un brillante mix di cori, violino e chitarre acustiche.
Ci sono anche alcuni brani che staccano con le sonorità prevalenti nell’album, e sono King of the Rosemead Boogie, decisamente bluesy con forti influenze degli Z Z Top, Spinning con i suoi profumi folk-psichedelici molto anni ’60, e The Isolation Mountains, delicata e poetica ballata arricchita da violino e fisarmonica, dai decisi sapori Irish.
Niente di particolarmente nuovo ma Live and Never Learn è un disco di notevole qualità, semplice e diretto, ricco di belle canzoni, con splendide armonie vocali e un suono, a tratti vintage, caldo e godibilissimo. Non passerà alla storia della musica, ma è un lavoro che passerà sicuramente molte volte sul vostro lettore regalandovi momenti musicali di puro piacere e gioia.