Howard Brittany Jaime
2019 - ATO Records
#Howard Brittany #Jazz Blues Black#Soul #Alabama Shakes #Bermuda Triangle #Thunderbich #Zac Cockrell
Chi conosce Howard Brittany sa che questi talenti sono esplosi in varie direzioni. Questa giovane donna che “fa” musica è tanto brava, tanto. Bigger than life, più grande della vita. Poco più di trent’anni ma vasti di un impegno plurale con gli Alabama Shakes, i Bermuda Triangle e i Thunderbich. Ora, con Jaime, la sosta sulla sua avventura più intima. Un lavoro che è una dedica delicata a K. Jaime Howard, sorella maggiore di Brittany morta a tredici anni di retinoblastoma, un cancro tra i tanti. Scomparsa tragica di una figura amata e che tanta parte ha avuto nel passare alla sorella più piccola fondamentali di pianoforte e di scrittura.
Una e trina Howard Brittany di progetti tutti importanti portati avanti con medesima cura e impegno collettivo. Se in futuro riuscirà sempre ad essere così molteplice non è dato di sapere, per certo, non è da tutti cantare, suonare, scrivere, produrre.
La sua musica, portata avanti con una forza e una determinazione senza pari, da qualsiasi parte la prendiate, mitraglia un suono coraggioso denso di spigoli e velluti, di voli e di abissi. Pur nella brevità della sua carriera è già cifra stilistica senza perdere una goccia di sapienza black. Il rilascio a valle è di torrenti antichi, di gospel, di soul, di funk & blues, ma giocati in modo nuovo, ironico, intrigante e profetico al tempo stesso.
In molti si sono già sperticati nel ritrovare in Howard Brittany eredità bianche e nere declinate al femminile. Qui il parere è più prudente. Meglio lasciar stare Aretha Franklin e Janis Joplin, il confronto è fuorviante e ingeneroso sia in un senso che nell’altro. Certo che è stata la sua palestra, che da quelle parti è transitata ma Howard Brittany ha un’altro broccato, altra parrocchia, meno luminosa e meno alcolica. Il suo sguardo è avanti sobrio di quel futuro prossimo della musica americana che è l’oggi. Lo fa da guerriera della musica, da maestra vorticosa, capace sul palco, regina della relazione fuori. Ha un’idea del bello e del grande della musica che si armonizza pienamente con la sua radicalità sia nell’arte come nella vita. Non sarebbe certamente una sorpresa vederla un giorno imbracciare la sua Gibson diavoletto color verde con scritto sopra cose viste altrove. This Guitar Kill Racism per esempio. La sua visione del mondo è positiva, altrettanto esigente di equità ed uguaglianza. Trump, per dirla chiara, non è certo un suo fan né lei impazzisce per uomini dal ciuffo improbabile e di rosso incravattato. Del resto se nasci in Alabama, lo stato col più alto tasso di pena di morte in USA, con madre bianca e padre nero e tu hai visto “Il Diritto di Opporsi” di Cretton, non dovrebbe destare meraviglia sapere che la sua casa un giorno prese fuoco e sul sedile posteriore della macchina qualcuno depositò la testa mozzata di una capra. Capita.
Tuttavia Brittany è forte, ben radicata a terra. Partita dal basso molto basso, oggi veleggia consapevole su nominations e Grammy Awards. Ama l’America e il suo Sud né depresso, né ingrato. L’Alabama gli è tanto bella da tatuarsela, orgogliosa sul braccio destro, nelle pieghe di abiti da maestro orientale di arti marziali.
Jaime al dunque ne ripropone il càrisma, eleva la sua strumentalità, l’incredibile voce nel solco già tracciato dagli Alabama Shakes riuscendo però ad essere più libera, più orientata alla speranza, al suo destino di donna libera. Zac Cockrell, bassista e ghost writer degli Alabama Shakes, la segue in questo meraviglioso viaggio intergalattico ai confini della musica Black & White contemporanea. Tutto è raccolto attorno a lei: visione, musica, arrangiamenti.
La quiete attiva di una vita a Taos, New Mexico, con sua moglie (Jeffe Lasfer dei Bermuda Triangle), tre cani e due gatti, la sollevano come fanno Presence, Run To Me, brani da yoga in movimento. Giorgia ti assale per dolcezza, Short and Sweet ti prende per amore, ma è Stay High il messaggio e questo rilasciamo come video ad onorare l’opera di Jaime et anche l’umiltà, l’ironia di lasciare all’attore Terry Crews l’onere di una toccante interpretazione doppiata. Un gran bel lavoro.