Holly Herndon Proto
2019 - 4AD
Per tutti quelli che amano la musica e la ascoltano da una vita intera è impossibile rispondere a queste domande. E' davvero così? La musica, da sempre, vive a stretto contatto con l’evoluzione della tecnologia e, senza la tecnologia, molto (forse quasi tutto) di quello che ascoltiamo non esisterebbe.
Facciamo alcuni esempi:
Microfono
Emile Berliner, tedesco di origine, inventò il microfono e ne brevettò l’invenzione il 4 marzo 1877. A lui si devono altre due invenzioni di importanza fondamentale per la diffusione della musica: il grammofono e il giradischi. Pensiamo ai tipi di registrazione, alla produzione in studio, alla diffusione del suono nelle location dove si ascolta musica: senza questa importante invenzione, nulla di questo sarebbe oggi possibile.
Wah wah
Il wah wah, noto tra i chitarristi, nasce negli anni ’60 ed è uno dei pochi effetti a non essere stato “sostituito” nel corso del tempo da software creati per rielaborarne le caratteristiche. Frank Zappa fu sicuramente uno tra i primi artisti a rivendicarne l’utilizzo e Jimi Hendrix lo portò alla massima espressione. Da allora, non c’è chitarrista al mondo che non abbia utilizzato questo effetto (Joe Satriani, Slash, Jimmy Page, Tom Morello, John Frusciante ecc.).
Wall of Sound
La Wall of Sound, conosciuta semplicemente anche come “The Wall”, fu un impianto di amplificazione creato dall’ingegnere del suono Owsley “Bear” Stanley e utilizzato nelle esibizioni live dei Grateful Dead nel 1974. Di fatto si trattava, come dice il nome stesso dell’invenzione, di un’enorme parete di amplificatori posta sul palco proprio dietro gli artisti. La Wall of Sound era controllata direttamente dai Grateful Dead, senza che ci fosse il classico “house mixer” di fronte. Il pregio fondamentale di questo impianto era che, essendo alle spalle degli artisti, permetteva a questi ultimi di sentire il suono nello stesso modo del pubblico. Geniale.
Walkman
Grazie alla Sony e all’invenzione del walkman, per la prima volta la musica è diventata “trasportabile”. Le musicassette potevano essere ascoltate ovunque, attraverso un apparecchio leggero a cui erano associate delle cuffie. Il primo walkman è stato ufficialmente venduto il 1° luglio 1979.
I-Pod
Il 23 ottobre 2001 Steve Jobs, CEO di Apple, “univa i puntini” e presentava al mondo per la prima volta un oggetto che da lui stesso fu definito “a tool for the heart” (uno strumento per il cuore). Steve Jobs, da sempre grande amante della musica, mise a disposizione di tutti uno strumento che permetteva di memorizzare e quindi di ascoltare migliaia di brani. Una vera e propria rivoluzione!
E oggi che cosa succede? Dove ci sta portando la tecnologia? E, soprattutto, dove ci sta portando la musica? Qualche settimana fa Rolling Stone America ha pubblicato il seguente articolo: “Warner Music Group Signs an Algorithm to a Record Deal” (Fonte: Rolling Stone - 23 marzo 2019). La notizia è vera: la casa discografica Warner ha acquistato dalla startup Endel un algoritmo che avrà come obiettivo quello di realizzare venti album nel corso dell’anno. Endel è una società specializzata nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per la creazione di brani personalizzati al fine di migliorare il morale o addirittura la produttività degli ascoltatori.
Fantascienza? Assolutamente no. Benvenuti nel 2019!
Qualche giorno fa il Financial Times, uno dei più noti quotidiani finanziari al mondo, ha pubblicato un articolo su un album assolutamente innovativo (Fonte: Holly Herndon: Proto – A.I technology meets medieval acoustics – Financial Times 10 maggio 2019).
Si tratta di PROTO di Holly Herndon. Che cosa ha di tanto speciale questo album? E’ stato interamente creato utilizzando l’A.I., l’intelligenza artificiale.
Holly Herndon, classe 1980, è un’artista, musicista e sound artist, laureata al Center for Computer Research in Music and Acoustics dell'Università di Stanford (California). PROTO è il suo quarto album di studio ed è stato pubblicato lo scorso 10 maggio. Questo album è quanto di più contemporaneo possa esistere nel panorama musicale mondiale, perché è stato interamente creato con la “collaborazione” di Spawn, un'intelligenza artificiale creata con il suo storico collaboratore Mathew Dryhurst. Alla base dei brani che compongono PROTO c’è un insieme di vocalists, sviluppatori, contributors e ovviamente un computer, nello specifico un PC per videogame modificato dall'artista. Holly Herndon ha chiamato centinaia di persone che si sono riunite per “insegnare” a Spawn come identificare e reinterpretare suoni non familiari attraverso delle sessions di “call-and- response” (il gruppo cantava e Spawn replicava i suoni).
“There’s a pervasive narrative of technology as dehumanizing,“, afferma Holly Herndon, “We stand in contrast to that… Choosing to work with an ensemble of humans is part of our protocol. I don’t want to live in a world in which humans are automated off stage. I want an A.I. to be raised to appreciate and interact with that beauty”. (Fonte: Holly Herndon Official Page - https://www.hollyherndon.com/proto)
Queste affermazioni sono alla base di PROTO che diventa quindi un vero e proprio “concept album contemporaneo”.
In effetti, alcuni brani sono particolarmente interessanti. Arrivano ad afferrare anche se, forse, non ancora a raggiungere una completa “umanizzazione”. In particolare: Eternal ma, soprattutto Frontier. Altri sono più difficili da comprendere. Sono quelli in cui la componente digitale è più evidente e la conseguenza è quella di avere delle voci metalliche, decisamente lontane da quelle umane. Birth, il brano di apertura, ne è l’esempio più evidente.
Le canzoni, come tutti sappiamo, sono formate da musica e parole. La musica è costituita da note, mentre le parole sono il riflesso delle emozioni. Holly Herndon con PROTO ci ha dimostrato che è assolutamente possibile riprodurre le note e le voci. Sarà, tuttavia, possibile replicare le emozioni oppure saremo destinati a vivere in un mondo musicale “emotion free”? Siamo davvero disposti ad accettarlo? Probabilmente no. Nonostante tutto non dobbiamo dimenticare che ogni volta che apriamo una qualsiasi piattaforma musicale, anche solo per capire se un artista ci piace o se vorremmo acquistare il suo album, o anche in macchina, quando scegliamo una playlist già programmata, implicitamente accettiamo che un algoritmo ci indichi che cosa ascoltare. "Is this the end of the beginning? Or the beginning of the end?" (cit. End of the Beginning – Black Sabbath).