Gli Hjaltalin sono un prodotto della terra di ghiaccio, meglio conosciuta come Islanda, che tanto ha dato negli ultimi due decenni alla musica indipendente. L’ensemble aveva ricevuto diverse approvazioni di settore in occasione del loro esordio del 2007 ´Sleepdrunk Seasons´, uscito solo di recente dai limiti geografici della terra patria. I riferimenti principali della loro arte sono quelli del pop orchestrale alla Sufjan Stevens con cenni leggeri alla Abba e dinamiche da musical teatrale. Gli arrangiamenti risultano molto leggeri, a tratti serenamente bucolici e comunque mai zuccherini; il carattere indie si ritrova in certe alterazioni armoniche ed in usualità di alcuni passaggi. Il canto maschile in falsetto alla soul bianco con il controcanto femminile robusto, deciso, è un altro elemento di originalità post-moderna; questo evita l’effetto scontato dei brani e il facile barocchismo sovente ricorrente nell’approccio orchestrale. ´Suitcase Man´ ha un inizio quasi sinfonico, con ottoni profondi e bassi continui che evolvono in un ritmo da film di azione con una forza tra Quadrophenia e pop; il tema è un riff quasi western, fatto raro per un ensemble allargato. ´Sweet Impressions´ ha un appeal radiofonico, specie nel finale con gli archi contrapposti ad una gentile chitarra elettrica alla Bacharach. ´Feels Like Sugar´ e ´Montabone´ ricordano l’enfasi corposa dei duetti in stile Fantasma dell’Opera, nei quali l’orchestra insegue e sostiene la trama melodica delle voci. La lezione degli Abba emerge nei due brani successivi, i Bee Gees vengono alla mente con i falsetti ed i ritmi di ´7 Years´ e di ´Water Poured In Wine´ mentre la conclusione propone qualche cenno meditativo alla Sirenetta di Walt Disney, vista la gentilezza del flauto. La cifra di merito principale del disco sta nell’equilibrio tra il gusto dell’arrangiamento pop e la semplicità delle linee melodiche proposte, che rende il lavoro gradevole e non pesante nonostante il gusti per l’uso dei fiati e di certi ritmi incalzanti. Un frutto ulteriore del grande albero della musica scandinava, in cui il freddo pare preservare certi sapori e soprattutto evitare la decomposizione dei corpi e delle menti; meritevole di attenzione.