Ci sono musicisti infaticabili, veri e propri stacanovisti, rocker che invece di svaccarsi per ore ed ore sotto il sole caldo e secco delle bianche spiagge messicane di Playa del Carmen, bevendo margarita serviti da splendide ragazze dalla carnagione ambrata, preferiscono ritrovarsi con la loro cricca di amichetti a provare intere nottate in piccoli e fumosi studi di registrazione, bevendo birra e mangiando pizza vecchia di giorni.
‘Sti tizi qua non conoscono pause, partecipano a due o più progetti paralleli e, come se non bastasse, trovano anche il tempo di metter su una propria band e sfornare album di tutto rispetto!
A questo punto, sapete già a quale delle due categorie di artisti sopra citati appartiene la nuova fiammante band degli Hello=Fire. Il titolare del progetto è tale Dean Fertita e magari vi starete anche chiedendo chi è quest’uomo che rinuncia a tanto ben di dio per ´lavorare´ tutto l’anno. Dean (tralasciando il suo passato remoto) ha suonato con i Raconteurs nel tour di supporto di ´Broken Boy Soldier´, dal 2007 è un membro fisso di quella macchina da guerra chiamata Queens Of The Stone Age, è una colonna dei Dead Weather (insieme a Jack White e Alison Mosshart), gruppo che si occupa principalmente di una sistematica e riuscitissima destrutturazione del rock-blues più alternativo e infine, rifiutando perentoriamente il vecchio adagio ´dolce far nulla´, ha fondato gli Hello=Fire.
Compagni d’avventura sono l’amico Brendan Benson il quale, oltre ad avere una soddisfacente carriera solista, è l’ago della bilancia dei Raconteurs, al cui interno smussa le ruvidezze di Jack White in favore di una scrittura più ´pop´; Troy Van Leeuwen e Joey Castillo, anche loro con i QOTSA.
E il disco? Hello=Fire=supergruppo=superalbum?
Benché non ci faccia gridare al miracolo, ´Hello=Fire´ scorre che è una meraviglia! Un viaggio nel rock e nella psichedelia sixties che non disdegna incursioni in territori giocosi, quasi freak; sorta di Super Furry Animals con una sanità mentale parzialmente ritrovata dopo anni di psicoterapia.
Evidente l’apporto di Benson che firma insieme a Dean la metà dei brani dell’album.
Lo stile Brendan-Raconteurs-Benson viene a galla già nelle prime tracce (´Certain Circles´, ´Far From It´, ´She Gets Remote´), nelle quali riff abrasivi e un po’ cazzoni si mischiano alla passione di Fertita per la psichedelia: si ascolti l’irresistibile andamento stralunato di ´Certain Circles´ o l’organetto impazzito di ´She Gets Remote´.
Di tutt’altra matrice è la ballad acustica e sognante ´Nature Of Our Minds´, un viaggio lisergico nel tempo, fino al tramonto dei ’60, vera chicca!
Uno dei pregi di questo esordio risiede nelle contraddizioni implicite del suo essere: un album leggero ma di spessore compositivo, divertente e giocoso, ma maledettamente serio come qualsiasi fottuto album di rock‘n’roll che si rispetti.
Emblematici in proposito sono i riff killer di ´Faint Notion´, corroborati dalle rullate marziali di Castillo nel chorus, e la ragnatela psych di chitarre e tastiere di ´They Wear Lightning´.
Insomma, avete capito no? Hello=Fire =correte a comprarlo!