Hana Vu Romanticism
2024 - Ghostly International
Quello di Hana Vu, nata a Los Angeles, classe 2000, è uno dei nomi che stanno fattivamente contribuendo a ridisegnare le coordinate del cantautorato femminile dei nostri anni. Le affinità e le divergenze con Julien Backer, Lucy Dacus, Phoebe Bridgers, Soccer Mommy, Snail Mail, Lizzy McAlpine, Clairo e Japanese Breakfast raccontano di un indie pop, levigato ma incline a lievi tinte dark, che dimostra di possedere la schietta urgenza del miglior alternative di estrazione ’90s.
Melodrammatiche e vulnerabili, le canzoni di questo secondo lavoro, Romanticism, arrivato a tre anni dell’ottimo esordio di Public Storage (2021), sembrano uscite dalla penna di una Alanis Morrissette che ha preso lezioni di disillusione esistenziale da Chan Marshall (Cat Power), scoprendo un modo meno enfatico e stereotipato per catturare la plumbea malinconia del dream pop. Bastano appena pochi minuti per realizzare l’incredibile padronanza di linguaggio, sonoro e narrativo, che l’album porta in dote, maneggiando con navigata disinvoltura le sfumature di un linguaggio diretto che non ama nascondersi dietro a metafore.
Proprio dalla componente testuale, sinteticamente esaustiva, ma mai sbrigativa, emerge infatti tutta la peculiare riconoscibilità di una scrittura tesa verso un’introspezione necessaria e impossibile da eludere. Il senso di vulnerabilità che attraversa trasversalmente tutte le tracce, mentre l’autrice affronta temi come la solitudine, l'incertezza del vivere, l'amore e il bisogno di trovare un posto nel mondo, racconta di una disarmante e urgente sincerità che, almeno al momento, non ha intenzione di parlare in terza persona.
Il latente desiderio di (inter)connessione umana e il senso di alienazione, spesso associati a un tono sommesso, quasi cupo, ma comunque inequivocabilmente onesto e candido, spingono ancora più a fondo lo sguardo della cantautrice, conducendola a riflettere sul dolore e sulla crescita personale con un'intensità che, al contempo, spiazza e affascina.
L’anima di Romanticism, prodotto a quattro mani insieme a Jackson Philips, brilla ancor di più grazie a un sound squadrato, fatto di eterea concretezza, che sequestra l’attenzione dell’ascoltatore trascinandolo, volente o nolente, al centro di un mondo interiore esplorato con disinibita autenticità. I suoi 44 minuti sono un atlante di riflessioni intime e malinconiche sull'amore, la perdita e la ricerca di un significato di fronte alle quali, a ogni nuovo ascolto, è sempre più impossibile restare indifferenti.