
Hamilton De Holanda World Of Pixinguinha
2015 - Adventure Music / IRD
#Hamilton De Holanda#Jazz Blues Black#Jazz #Choro #Musica Brasiliana #Alfredo Da Rocha Viana Jr #World #Stefano Bollani #Chuco Valdes #Richard Galliano #Omar Sosa #Wynton Marsalis
World Of Pixinguinha è un progetto realizzato in luoghi diversi, che riunisce campioni del jazz internazionale (Wynton Marsalis, Richard Galliano), pianisti cubani (Chucho Valdés, Omar Sosa) e artisti brasiliani più vicini alla musica tradizionale, tutti impegnati in una manciata di duetti che regala emozioni. Nelle dodici tracce si intrecciano mestiere e passione, ma è soprattutto la seconda a prendere il sopravvento, perché non c'è quasi jazzista al mondo che non si sia innamorato (magari anche solo per un cotta passeggera) della musica brasiliana, lasciandosi ammaliare da nostalgia e malinconia, ritmo e sensualità, euforia e gioia di vivere. L'approccio jazzistico si incontra in modo naturale, quasi osmotico, con la grande “narrazione popolare” del choro: la sensazione è di grande compattezza, senza divagazioni o cadute di tono.
De Holanda apre il disco con una performance solista (Naquele Tempo) e dimostra di saper riempire benissimo tutti gli spazi anche senza “compagnia”, alternando linee melodiche struggenti e improvvise raffiche di ritmo.Particolarmente riuscite sono le collaborazioni con Richard Galliano e il già citato Bollani. La fisarmonica del grande artista francese è lo sfondo sonoro migliore per le improvvisazioni del brasiliano e porta con sé profumi mediterranei (Agradecendo) insieme all'irruenza del tango (Ingênuo). Con Bollani, lo scambio di virtuosismi è ad altissimo livello su Seu Lourenço no Vinho, vero pezzo di bravura, ma Canção da Odalisca si fa preferire per l'atmofera di palpitante mistero: gli accordi sospesi e astratti nell'accompagnamento dell'italiano sono il più originale contributo alla causa. Altri pianisti dicono la loro, con due generazioni di tastieristi cubani a confronto: il settantaquattrenne Chucho Valdés suona in due pezzi, ma spicca soprattutto in Benguelê; l'emergente Omar Sosa è scarno e concentrato su Yaô, il brano più funky della raccolta. La stellare line-up annovera anche la tromba di Wynton Marsalis (Um a Zero), bravissimo a calarsi subito nel gioioso intreccio di ritmi con il suo bellissimo vibrato, tecnicamente ineccepibile. Carinhoso, morbido pezzo di chiusura, è l'unico che vede all'opera un trio, tutto carioca, con De Holanda, Carlos Malta (sax ternore) e Odette Ernest Dias (flauto), e apre uno scorcio differente sull'intepretazione del choro, interessante soprattutto per le interazioni fra i tre strumentisti, che si prendono la scena a turno senza mai forzare la mano, in un delicato gioco di richiami.