Haley Bonar Last War
2014 - Memphis Industries / Goodfellas
#Haley Bonar#Rock Internazionale#Alternative #Slowcore #Indie-rock #Folk
Nove tracce movimentate che variano dal pop, come nel primo radioso brano Kill the fun, al post punk di No sensitive man, con tanto di coretti irresistibili. Un basso ci introduce nella vorticosa titletrack, la ruvidità dello strumento a quattro corde placata dall’infinita dolcezza della voce della Bonar; altro brano altre atmosfere, ritmi decisi e sprazzi di folk in Heaven’s made for two fino al delirio verso lo shoegaze della seconda parte nella quale i suoni si fanno meno nitidi, ma non è finita qui, c’è una terza parte fatta di ritmi febbrili e incontrollatamente accelerati. From a cage (il pezzo più entusiasmante del disco) nasconde un meraviglioso duetto con Justin Vernon, il frontman dei Bon Iver e Volcano choir; la serenità infusa dalla precedente traccia è subito soppiantata dall’irrequietezza di Woke up in my future; un riff palesemente simile alla prima traccia colora Bad reputation.
Last War è un album cangiante, come lo sono anche i pezzi che lo costituiscono, tutte (o quasi) le tracce infatti, hanno la capacità di variare lungo il loro percorso regalandoci dei sorprendenti epiloghi. C’è tutta la freddezza del Canada in Can’t belive our luck, l’unico brano che lascia a bocca asciutta, è un crescendo verso la variazione ma sul più bello tramonta, come se sulle montagne russe dopo la salita non ci fosse la discesa. Si chiude in bellezza: l’arduo compito di dichiarare la pace a quest’ultima guerra spetta a Eat for free, una splendida ballata acustica e secondo duetto con Vernon, le due voci in un unico abbraccio e in simbiosi si insinuano tra le note della chitarra. L’ammetto con questo brano mi ha conquistata, Haley e Justin hanno vinto.