Catene<small></small>
World

Gruppo Operaio Catene

2010 - cni

13/12/2010 di Paolo Ronchetti

#Gruppo Operaio#World

Spiace partire con domande extramusicali: ma cosa è ancora successo alla grande famiglia ´E Zezi - Gruppo Operaio´? Dopo la traumatica scissione inglese ´Spaccanapoli´ (´Lost Soul´ 10 anni fa) oggi ci troviamo un (pregevole) disco di un ´Gruppo Operaio´ ´già Zezi´, sottolinea la copertina, ma gli ´E Zezi ´ risultano ancora in attività. Vivendo a Milano e non avendo nessun contatto con queste realtà, fermo l’indagine e sospendo il giudizio. Forse è giusto e naturale che grandi famiglie come queste, centinaia di musicisti hanno collaborato con questa grande comunità, si aprano a diaspore e scissioni. Ma veniamo al disco. Matteo D’onofrio (Voce), Sebastiano Ciccarelli (Voce e Tamorra), Gianni Mantica (Chitarre ed Elettronica), Pasquale Violante (Basso), Fabio Soriano (Flauto e Ciaramelle), Francesco Migliaccio (Fisarmonica) e un’altra abbondante decina di persone tra i quali Daniele Sepe, ci offrono in questo ´Catene´ una dozzina di brani tutti legati a doppio filo, musicalmente, con un tentativo di lavorare su una tradizione che tenga conto della modernità e, dal punto di vista politico, sul tentativo di rendere visibili le ´Catene´ soprattutto mentali che legano la ´classe operaia´, e più in generale l’italiano medio, oggi. Per fare questo i testi parlano del Sud abbandonato dall’Italia, della precarietà delle nuove generazioni (’O Corniciello), dei lavori tradizionali ormai scomparsi (‘A Canzone De’ Mestiere), d’immigrazione (Ggente ‘E Fruntiera) o della ´A Razza Da Munneza´. I limiti/pregi dei testi sono e saranno sempre gli stessi: un’inevitabile ricorso agli slogan ma, per onestà, questa volta raramente disturbanti o eccessivi. Si nota invece la legittima rabbia di chi vede cancellato in poco tempo i risultati di lotte che hanno più di cento anni di storia e tutto a favore di una ristretta categoria di persone che il ´Gruppo Operaio´ ha cercato di rendere anche graficamente inserendo, all’interno del libretto, piccole foto al contrario di simboli o personaggi massonici. Musicalmente l’album, sotto le caratteristiche basi percussive e le voci ´naturali´ dei cantanti, mostra l’influsso e l’attenzione di Mantice (già con Almamegretta e 99 Posse) per gli interventi elettronici, che si spingono fino al dub, (in ´Catene´ con le voci femminili a rispondere e in ´Riflessione Di Un Cafone´) spesso contrappuntati da ciarame e fisarmoniche trascinanti nei loro riff (’A Canzone De´ Mestiere). A colpire sono però anche il flauto soul di ´Truzze Truzze´ o le aperture balcanico/gitane/yiddish di ´Ggente ‘e Fruntiera´ con la voce di Loredana Carannante oppure i sapori mediorientali, mischiati con un riff chitarristico che omaggia Peter Gunn, di ´A Fine Mese´. Ormai è chiaro, probabilmente ´la classe operaia´ non andrà mai in ´paradiso´ ma perché non provare, invece che il gioco d’azzardo legalizzato di ´Tecno Tamm…Arro´ (titolo tremendo, e scusate il giudizio non richiesto) ancora una volta ad azzardare qualcosa nelle nostre vite e a provare di nuovo a spezzare le catene?

Track List

  • Trasite, trasite
  • ‘O curniciello
  • ‘A canzone de’ mestiere
  • Tutt’ e stess
  • Catene
  • Riflessione di un cafone (al di sopra di ogni sospetto)
  • Truzze truzze
  • Ggente ‘e fruntiera
  • A fine e mese
  • A razza da munnezza
  • Tecno tamm…arro
  • Sant’Anastasia