Greensky Bluegrass All For Money
2019 - Big Blue Zoo Records
Ogni anno, da quasi vent’anni, questi ragazzi partecipano a circa 175 live (tra concerti e festival) e hanno presentato almeno 1.000 setlist differenti.
Ci sono alcune curiosità che riguardano la formazione che meritano di essere ricordate, tre in particolare:
- Mike Devol, il bassista, ha studi di musica classica alle spalle e ha iniziato suonando il violoncello al Cleveland Institute of Music in Ohio. Solo in seguito ha iniziato a suonare il contrabbasso.
- Dave Bruzza ha iniziando suonando la batteria. Decise che avrebbe suonato la chitarra solo in un gruppo bluegrass. E, in effetti, è andata proprio così.
- Hanno una schiera di fan affezionatissimi che si chiamano “Campers”, così come i fan dei Grateful Dead sono definiti “Deadheads” o quelli dei Phish “Phishheads”.
I Greensky Bluegrass entrano di diritto nell’elenco delle cosiddette jam bands perché come succedeva per i Grateful Dead, precursori di questo genere, per i Phish o per la Tedeschi Trucks Band non si sa mai esattamente cosa aspettarsi nel momento in cui si trovano sul palco. Inoltre, non si fermano mai, sono sempre “on the road”, passando da un concerto all’altro, da un teatro a un festival, da Red Rocks al Beacon Theater, praticamente senza sosta.
Anche se nel nome Greensky Bluegrass è chiaramente indicato il genere di riferimento, liquidare questa band semplicemente come bluegrass non renderebbe loro giustizia. Così come da loro stessi suggerito durante una recente intervista al programma Build Series NYC, i Greensky Bluegrass hanno preso questo genere musicale classico, tradizionale e, in un certo senso, l’hanno “completely bastardized”.
A chi domanda ai membri del gruppo se hanno mai pensato di “eliminare” “Bluegrass” dal nome della band, considerando la contaminazione di generi presenti nella loro produzione musicale, la risposta è la seguente: “Green + Sky” e “Blue + Grass”, il nome è l’unione di due opposti: “verde + cielo” e “azzurro (come il cielo) + erba (verde)”.
L’apparente contraddizione è, di fatto, l’essenza, la forza del gruppo.
Proprio su questo interessante principio, in questi giorni, è stato pubblicato All for Money, il loro settimo album di studio, costituito da brani di impostazione più tradizionale, più canonica, che si affiancano a brani in cui si possono chiaramente ritrovare, in perfetta armonia, il banjo, il mandolino uniti a effetti e amplificatori, come in una vera e propria registrazione di musica rock.
Il titolo dell’album All for Money è anche il titolo del brano di chiusura. E’ un titolo interessante perché svela dal primo istante la matrice autobiografica dei testi. Come sottolinea lo stesso Paul Hoffman (autore del brano): “E’ chiaro. Non siamo una band focalizzata esclusivamente sul denaro. Lo facciamo per questioni/ragioni romantiche, come amore, catarsi e perché ciò che facciamo è importante per noi e per i nostri fan”.
Continua Hoffman: “Sarebbe più facile prendere decisioni esclusivamente basate sul bisogno di ‘portare a casa il pane’ e sui desideri degli altri, ma non significherebbe farlo per amore. E noi siamo grati per l’amore che riceviamo in cambio dalle persone che ci ascoltano.”
E’ il brano simbolo di questa band, soprattutto per quanto riguarda le scelte stilistiche. Si apre come un brano bluegrass tradizionale ma, nei 7 minuti e 43 secondi di durata, si arriva alla psichedelia pura nella parte centrale, per poi chiudere con una ripresa bluegrass tradizionale, in una perfetta armonia di suoni e colori.
Il brano di apertura, Do It Alone, è un altro chiaro esempio dell’essenza “contemporanea” di questa band. Ci sono delle chiare inflessioni rock e gli effetti sono dati dalla chitarra di Dave Abruzzese ma, soprattutto, dal mandolino di Paul Hoffman.
Murder of Crows è un brano che parla di perdita, rimorso, richiesta di aiuto. E’ una canzone che parla di come le persone, a volte, spariscano dalle nostre vite. “Time has left a handful of tear stained pages/Washed out memories left lost and faded/You’ve called out her name only left unsettled/A long photograph, a thousand unspoken words”.
What You Need è una canzone che racconta di come, a volte, sia difficile lasciare andare qualcuno. “Clearly you don’t even want me/So just be real and let me go/Set me free. Let me go. Oh, it’s what you need. Try to be free, what do you need? Oh baby, what you need?”
E’ il brano in cui, più di tutti, si possono apprezzare i virtuosismi al mandolino di Paul Hoffman.
Nel 1968 il gruppo di Frank Zappa, the Mothers of Invention, pubblicò un album il cui titolo “We’re Only in It for the Money” e contenuti fanno pensare a una possibile relazione con questo ultimo lavoro di studio dei Greensky Bluegrass. In quell’album non solo erano presenti stili diversi ma Frank Zappa e il suo gruppo affrontavano e attaccavano in modo anche drammatico tutta la cultura hippie degli anni ’60, la Summer of Love e la società consumistica dominata dall’importanza data al denaro.
Non a caso sulla copertina dell’album dei Greensky Bluegrass è presente un “codice a barre” che, se vogliamo, può essere interpretato come simbolo di consumismo e attaccamento al denaro.
All for Money è un album in cui esiste una forte predominanza di musica tradizionale, ma ciò che colpisce è la presenza di riferimenti ad altri generi come il rock o la psichedelia. E’ un album che vuole essere un ringraziamento per l’amore che i fan, i “Campers” appunto, hanno sempre dimostrato alla band. I Greensky Bluegrass sono l’esempio di come sia possibile unire “vecchio” e “nuovo”, “tradizione” e “avanguardia”. Non bisogna aver paura di uscire dalla propria “comfort zone” ma sperimentare, improvvisare sempre. Non etichettiamoli, dunque, come “bluegrass”, anche perché poi loro si arrabbiano molto. Il loro genere potrebbe essere definito “Rock ‘n’ Grass” perché, come per la fisica, anche nella musica, “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma”. (cit. Antoine-Laurent Lavoisier).