Grand Orchestre Du Comptoir De Marrakech Khamsa
2006 - Wagram music/ Audioglobe
Qui artisti e musicisti d’ogni tipo legati alle forti tradizioni orientali convergono per dare vita alle più spettacolari performance ed in una perfetta miscela di spirito da cabaret orientale e musica marocchina rivisitano congiuntamente il repertorio popolare arabo fino a tarda notte, creando un’atmosfera in grado di coinvolgere il pubblico presente in un turbine quasi mistico di danze e canti.
Concepito per volere di Marcel Chicche, proprietario del famoso ristorante, e dell’amico Claude Challe (musicista e guru new age, ndr), “Khamsa” nasce con la precisa intenzione di voler raccontare proprio l’atmosfera che si respira nelle tipiche notti al “Comptoir Darna”, ma anche con il desiderio da parte dei suoi ideatori di concretizzare attraverso la musica il sogno di fondere tra loro la cultura orientale con quella occidentale.
Registrato in due fasi distinte: nella prima la Grand Orchestre Du Comptoir De Marrakech, da Challe considerata una sorta di Buena Vista Social Club in versione orientale, ha posto le fondamenta del disco registrando il materiale tradizionale.
Successivamente compositori ed arrangiatori esperti come Nicolas Mingot, Pimpi Arroyo e Jamal Slitine sono intervenuti edificando con grande maestria e senza intaccare l’impronta lasciata dalla Grand Orchestre, una musica fatta di melodie orientali mescolata ad un sound dalla chiara matrice occidentale, giungendo al giusto connubio tra le due tradizioni.
Dimostrazione dell’avvenuta fusione sono i sedici brani dell’album: una minuziosa miscela di musiche arabe filtrate con accenni melodici blues (“Atlas blues”), jazz (“Ana a Dounia”, “Take Khamsa” e Besslam’ ah”), elettronici (“One other dream”, Hobbi lak” e “Lamsa”) e classici (“Symphonuit”).
Magari la carne al fuoco è troppa. Alla fine, il disco è nella sostanza apprezzabile e con degni spunti di cronaca, consigliabile, in ogni caso, agli estimatori del genere.
“Khamsa” rappresenta un barlume di speranza per un sogno almeno in parte realizzato, quello di vedere due mondi differenti mescolarsi pacificamente in un periodo storico in cui è urgente il bisogno che questo possa davvero avverarsi anche in un ambito più esteso.