Il rumore della luce<small></small>
Italiana • Folk • folk-rock, blues-rock

GNUT Il rumore della luce

2011 - Metatron/Audioglobe

09/06/2012 di Ilenia Beatrice Protopapa

#GNUT#Italiana#Folk

I collaboratori di questo terzo lavoro di Claudio Domestico (in arte Gnut) sono nomi importanti: Mauro Pagani, la EdoDea Ensamble (Capossela e Muse), nonché Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours. Claudio Domestico è napoletano trasferito da qualche tempo a Milano e ha registrato questo suo terzo cd in Francia. Bisogna proprio dire che ascoltandolo Il Rumore della Luce è un lavoro fatto davvero a puntino, un livello alto anche se forse a tratti un po’ “omogeneo”, ma ben capiamo che Domestico (è molto giovane, classe 1981) di strada ancora da percorrere ne ha e le sue sono sonorità, seppur nello stile minimalista, folk- rock e blues, dove è palpabilissima l’influenza di un John Martyn e di un “maledettisimo” Nick Drake (mica poco!). John Martyn è quello di Bless The Weather (1971), album storico in cui caratteristica è la vocalità che si confonde con gli strumenti musicali.

E così è anche per Gnut: lui ha curato testi e musica, i testi portano con sé una sottile malinconia, venature blues appunto, lo vediamo bene in Controvento, scarno (solo voce e chitarra), ma di grande respiro, ed è proprio il brano che apre il cd: «E ho tutto dentro e poi mi accorgo che non ho parole / non c’è poesia solo malinconia e malumore /e resto qui tra le mie mani e il resto del dolore /e resto qui tra le mie mani e una contraddizione/ me ne andrò controvento/sarò via un momento». Ma c’è anche molta contaminazione e sperimentazione in questo bel lavoro, se prendiamo la strumentale Il papavero non è cresciuto, troviamo anche qualche rimando ai ritmi africani del Mali. E, a proposito di contaminazioni, Gnut dimostra tra l’altro, nonostante il suo essere nomade (è infatti spesso diviso tra Roma, Milano e Parigi), di non aver perduto affatto il contatto con la sua napoletanità e ne è un esempio l’attacco proprio di Controvento. E quanta inquietudine si avverte nello stesso brano che dà il titolo al cd, Il rumore della luce appunto: «[…] restare qui è una tortura che la speranza rende sterile / e tu sei presente, tu sei sincero anche se in fondo non ti sembra vero / e fuori alla finestra non resta che un mondo che t’ignora».

Tutto parte da qui, infatti, da una notte in cui, osservando le luci fuori dalla finestra, ci si guarda dentro e al tempo stesso si riflette sulla realtà che ci circonda, sul dolore e sulla malattia. Luci che in realtà fanno rumore perché illuminano e disvelano quello che è nascosto al buio. Fame è blues puro e invece influenze cantautorali le troviamo in Credevo male: «Credevo che ogni scontro / servisse solo a farci migliorare / ma credevo male / credevo che cadere / mi avrebbe fatto poi rialzare uguale / ma credevo male» o in Troppo tempo: «[…] e tutti gli anni che ho nascosto / senza voglia di capire mi rimangono addosso / e ora si fanno sentire / ma ho perso troppo tempo». C’è poi,  in Cosa pensare adesso, un pizzico del più recente Ben Harper, quello di GiveTill it’s Gone (il cd infatti è prodotto dal cantautore anglo-francese Piers Faccini, già collaboratore dello stesso Ben Harper), mentre il violino di Nollosò è intenso e al tempo stesso così semplice da lasciarti il dolceamaro dentro.

Insomma un lavoro intimo e profondo questo di Gnut, che ci fa ben pensare riguardo alle nuove generazioni che si affacciano sul panorama della musica attuale.

Track List

  • Controvento
  • Il dubbio
  • Nollosò
  • Credevo male
  • Cosa pensare adesso
  • Troppo tempo
  • Voci
  • Il rumore della luce
  • Fame
  • Il papavero non è cresciuto
  • Interno notte